JESI – La Commissione diocesana “Giustizia e Pace” di Jesi, entra nel dibattito che ha animato lo scorso consiglio comunale quando il gruppo consiliare Jesi in Comune ha presentato l’appello “Mai più fascismi“, firmato da numerose associazioni.
«Questa Commissione diocesana di Jesi, che si occupa anche dei temi della giustizia e della pace, vuole offrire alla comunità ecclesiale e civile alcune riflessioni partendo da quanto sta accadendo in Italia e in Europa negli ultimi tempi – fa sapere la Commissione – In modo crescente, da alcuni anni, si stanno riaffermando sentimenti e comportamenti di odio razziale contestualmente alla riproposizione di ideologie che si rifanno al nazismo e al fascismo. Gruppi politici ispirati a questa ideologia sono entrati in vari parlamenti europei. Recentemente in Italia ci sono state due prese di posizione nette e chiare: quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e quella del segretario della Conferenza Episcopale Italiana, Nunzio Galantino.
Ogni odio, razzismo e totalitarismo, come lo è stato il comunismo nell’Est Europa e in altri paesi del mondo vanno combattuti, ma questo contrasto va contestualizzato nel tempo e nello spazio. Allora è bene evidenziare che il fascismo è nato e ha governato in Italia, l’antifascismo è un valore sancito dalla nostra Costituzione; ebbene oggi è questa ideologia politica, non altre, che si sta riorganizzando, qui in Italia. Crediamo che gli strumenti migliori per combattere il fascismo sono indicati nella Costituzione che va tutelata, curata e applicata in tutte le sue parti: ogni giorno e da tutti, chiesa compresa».
Rifondazione Comunista di Jesi plaude alle parole della Commissione: «Di ritorno dalla manifestazione di Macerata abbiamo letto con piacere la lettera della nostra Diocesi. Ne condividiamo i toni e in gran parte i contenuti e sappiamo quanto la comunità religiosa possa contribuire alla crescita morale della nostra società e come il ribadire insieme i valori della comune religione civile, quelli della Costituzione nata dalla Resistenza, sia la bussola di questo comune percorso. Ci
parrebbe importante un confronto di esperienze e di idee da allargare alle tante associazioni che operano in città, per realizzare insieme una piattaforma pubblica di cose concrete che permetta di sottoporre alle istituzioni locali un progetto complessivo per una Jesi aperta e solidale».