JESI – Qual è il rumore di una discoteca spenta? Cosa si sente all’interno di un luogo di divertimento abbandonato? Gli esploratori urbani Alessandro Tesei e Davide Calloni provano a raccontare queste sensazioni attraverso le immagini di piste da ballo vandalizzate, soffitti crollati e vegetazione che si riprende i suoi spazi. Disco Mute è il titolo del bel libro-reportage che hanno realizzato (edizioni Magenes). Cocoricò, Babaloo, Prince, Melody Mecca, Gheodrome, Red Zone, Tana, Domina, Majorca, nomi che richiamano serate memorabili, file all’ingresso, calca di fronte alla consolle e celebri deejay. Realtà passate dalle stelle al degrado in una manciata di anni, inghiottite dalla natura e rese rifugio dagli ultimi.
«Di sera luoghi magici, con giochi di luce e ruffiane penombre, di giorno si mostrano in tutta la loro decadenza – raccontano lo jesino Tesei e Calloni -. Anche quando non sono abbandonati. Ci è capitato alcune volte in passato di attraversare il velo della magia notturna e di accorgerci di quanto quei divanetti fossero consunti e sporchi, e di quanto tutta la struttura fosse dozzinale e priva di una reale attrattiva senza la ressa di persone al suo interno. Ebbene, forse l’abbandono è la condizione in cui queste enormi strutture possono mostrare il loro vero volto. In appena 50 anni, il fenomeno di questi immensi imperi è nato, cresciuto e si è spento. Per moltissime persone però questi posti rappresentano la nostalgia della giovinezza, il divertimento e la gioia degli anni più spensierati, i palchi su cui hanno conosciuto i primi amori e dove hanno preso la prima sbornia. Sono luoghi che raccontano il passaggio di un’epoca e che hanno visto intrecciarsi la vita di migliaia di persone. Per questo è importante per noi esploratori urbani documentarli».
Da oltre un decennio, il sito ascosilasciti.com, ideato e fondato dal videoartist Tesei, è il punto di riferimento degli amanti della decadenza in tutta Europa. «Siamo organizzati in gruppi regionali, dediti alla riscoperta e alla valorizzazione del nostro patrimonio dimenticato – spiegano -. Abbiamo una conoscenza del territorio così approfondita da comprendere in maniera chiara e precisa che l’Italia sta cadendo a pezzi, sacrificando scioccamente buona parte di quella bellezza che all’estero ci viene invidiata. Ma esplorare questi luoghi richiede coraggio, cautela e dedizione. Le rovine nascondono pericoli, e la visita deve svolgersi con estrema attenzione. In molti casi la vegetazione ha ripreso possesso delle strutture, e bisogna attraversare fitte siepi di rovi, edere e ortiche. Altre volte ci si può trovare costretti a camminare su cumuli di macerie o su solai semi-crollati. Per questo è importante un abbigliamento comodo e robusto, pantaloni e maglia antistrappo, guanti per potersi aggrappare e sostenere senza rischiare di ferirsi, buone scarpe da trekking che proteggano le caviglie, e con suola rigida così da evitare perforazioni impreviste. I più cauti portano con sé anche un piccolo kit di pronto soccorso base e delle mascherine per salvaguardare i polmoni da polveri, amianto, eventuali agenti chimici, o il sempre presente guano di piccione. Oltre a questo, sarebbe bene non andare mai da soli, e informare chi ci aspetta a casa su dove ci stiamo recando. Noi speriamo che il lettore si senta appagato dalle nostre foto, così da non dover rischiare in prima persona, nonostante l’irresistibile richiamo della curiosità, croce e delizia delle persone più sensibili e avventurose. Come noi. Come voi».
«Questo libro fa parte di una collana tematica su cui lavoriamo ormai da un quinquennio – spiega Tesei -. Il prossimo in uscita sarà un “Best of” dei maggiori luoghi europei abbandonati. Disco Mute sta riscuotendo un ottimo successo, essendovi all’interno foto care a molti. La discoteca è generalmente legata ai primi amori, alle amicizie, alla serenità e alla giovinezza. Tanti i ricordi, altrettanta la nostalgia. Vederle in questo stato attiva dei sentimenti forti e contrastanti».
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