In occasione della Festa della Donna, una mostra all’Istituto Italiano di Cultura di New York celebra la figura di Costanza d’Altavilla, madre di Federico II Hohenstaufen, e con lei di altre tre sovrane con lo stesso nome legate all’imperatore svevo nato il 26 dicembre 1194 nella pubblica piazza della città di Jesi, sotto una tenda, durante il viaggio del corteo imperiale verso la Sicilia.
“Constancia. Donne e potere nell’impero mediterraneo di Federico II”, questo il nome dell’esposizione che è stata inaugurata oggi, 7 marzo, Nella sede dell’Istituto in Park Avenue 686 a New York, dall’ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, e dal direttore dell’Istituto, Fabio Finotti, e che resterà aperta fino all’8 aprile. Prodotta interamente dall’IIC – organo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) per promuovere all’estero l’immagine dell’Italia e la sua cultura umanistica e scientifica – anticipa di poche ore la Giornata Internazionale della Donna, dato il tema cruciale del rapporto tra donne e potere.
Per la prima volta in assoluto, la mostra tratteggia le quattro figure femminili che ebbero un ruolo di primo piano nell’impero mediterraneo dell’imperatore svevo, vero esempio di multiculturalità e rispetto tra i popoli: Costanza d’Altavilla, regina e imperatrice (1154-1198), madre di Federico II; la prima moglie dello Stupor mundi, l’imperatrice Costanza d’Aragona (1184ca.-1222); l’imperatrice Costanza (1231ca.-1307/13) figlia naturale di Federico II e dell’amata Bianca Lancia, sposa bambina di Giovanni III Ducas Vatatze, imperatore d’Oriente a Nicea; la regina Costanza (1249-1300), figlia di Manfredi, altro figlio naturale di Federico II. Quattro donne – la madre, la moglie, la figlia e la nipote dell’imperatore svevo –che divisero un nome importante e che non rimasero mai in secondo piano; quattro regine, forte carisma e mano gentile, fedeli consigliere e spesso protagoniste delle corti duecentesche del Mediterraneo.
A loro è dedicata una mostra preziosa per la quale sono partiti da Palermo e Monreale, alla volta di New York (in alcuni casi, per la prima volta in assoluto), opere antiche e di revival romantico ottocentesco: gioielli, icone, monete, sigilli, frammenti di mosaico, antichi codici e documenti pergamenacei, per raccontare le quattro sovrane.
«Federico II e il suo mondo ci spingono a guardare all’Italia e all’Europa in modo nuovo – spiega il direttore dell’IIC, Fabio Finotti che ha fortemente voluto questa mostra – Federico II è imperatore eletto dai principi tedeschi, e contemporaneamente è re di Sicilia e re di Gerusalemme, e dunque guarda da un lato all’Europa del Nord dall’altro al Mediterraneo. Nella sua persona incarna la varietà dei popoli che in Sicilia si incrociano e convivono».
L’esposizione è costruita con rigore filologico e con il coordinamento di un comitato scientifico presieduto dal direttore Fabio Finotti e da Maria Concetta Di Natale, Pierfrancesco Palazzotto e Giovanni Travagliato, docenti dell’Università degli Studi di Palermo, che sono riusciti a riunire i pezzi grazie a una importante sinergia di istituzioni, musei, biblioteche, archivi di Palermo e Monreale, collezioni private, tracciando un filo tra le quattro regine e imperatrici e sottolineando il loro valore in una società – quella del Mediterraneo – profondamente multiculturale; e ritrovandole, intatte, nella fascinazione del revival romantico ottocentesco e nei diari dei viaggiatori del Grand Tour. «È la prima volta che una mostra volge la sua attenzione alle regine e alle imperatrici che hanno svolto un ruolo di primo piano, come reggenti in primo piano o consigliere dietro le quinte – spiegano i tre curatori –, piuttosto che esclusivamente ai re normanni e agli imperatori svevi, finora esclusivi protagonisti nell’immaginario generale».
La mostra newyorkese segue due direttrici, il rapporto tra donne e potere; e quello tra spazio italo-europeo e Mediterraneo, rappresentato dal mondo di Federico II, attraverso beni preziosi dalle Cattedrali e dalle collezioni diocesane di Palermo e di Monreale, dalla Biblioteca comunale e dalla Cappella Palatina, dal Museo archeologico Salinas e dalla Galleria di Palazzo Abatellis di Palermo, dalle collezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana, oltre che da prestatori privati; alcune opere, che per ragioni conservative non hanno potuto raggiungere fisicamente la sede, saranno presenti virtualmente tramite foto e testi scaricabili con QR code.
Tra i pezzi inediti in esposizione, c’è il quarzo taglio cabochon che adornava la fibula del mantello con cui Federico II venne deposto nel sarcofago di porfido rosso nel 1251 nella Cattedrale di Palermo. Ma voleranno a New York anche gli anelli del corredo funebre e la placca con l’iscrizione che identificava il corpo dell’imperatrice Costanza d’Aragona, di cui quest’anno ricorrono gli 800 anni dalla morte; l’antichissimo Martirologio della Cappella Palatina nel quale il 23 giugno di ogni anno si ricordava al clero di pregare per l’imperatrice Costanza, moglie di Federico II, che per la prima volta lascia la Biblioteca Comunale di Palermo (XII-XIII secolo), e il rarissimo Typikón (“regolamento”) di una confraternita medievale bizantina in pergamena (1080), anch’esso conservato alla Palatina; due monumentali icone bizantineggianti oggetto di grande devozione, i famosi “orecchini di Costanza” dal Museo Abatellis e il ricchissimo Paliotto Carondelet, parte del Tesoro della Cattedrale, ricamato in oro e seta, con le sue splendide aquile federiciane applicate. Da Altamura giunge in mostra anche una preziosa riproduzione, realizzata dagli orafi Moramarco, della celebre corona dell’imperatrice Costanza d’Aragona, che invece non lascerà la sua collocazione permanente nel nuovo percorso espositivo del Tesoro della Cattedrale di Palermo. Nelle sale dell’IIC trova spazio anche un riferimento alla programmazione culturale contemporanea palermitana con alcuni estratti video dalla produzione dell’opera Les vêpres siciliennes di Giuseppe Verdi che poche settimane fa ha inaugurato la stagione del Teatro Massimo di Palermo, in una particolare “versione antimafia” (in occasione dei 30 anni dalle stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) diretta da Omer Meir Wellber e firmata dalla regista Emma Dante.
Il progetto espositivo è accompagnato da un ampio ciclo di sedici video-lezioni (pubblicate periodicamente sulla piattaforma dell’IIC www.stanzeitaliane.it) a cura di Francesco Somaini, coordinatore del nuovo Centro Studi Medievali dell’Università del Salento e dedicate alla civiltà federiciana. “Questa mostra newyorkese – sottolinea Somaini – si propone di tornare a riflettere su un’età indubbiamente importante della storia dell’Europa, dell’Occidente, del Mediterraneo quale fu il periodo della dominazione sveva nell’Italia Meridionale. Stiamo parlando insomma dell’età di Federico II e di Manfredi, cercando però di esaminarla, seppure in modo non esclusivo, attraverso il prisma del femminile, prendendo in considerazione in particolare quattro figure di indiscutibile rilievo, accomunate dal nome di Costanza».
La visita virtuale alla mostra Constancia. Donne e potere nell’impero mediterraneo di Federico II, testi, approfondimenti e interviste a corredo, oltre a tutte le video-lezioni dell’Università del Salento, saranno disponibili sulla piattaforma www.stanzeitaliane.it che da un anno costituisce il museo virtuale dell’IIC: un modo per rendere fruibile l’intero lavoro documentario anche per il pubblico europeo e per i numerosi studiosi della figura dell’imperatore svevo e del Regnum Siciliae.