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L’anno che verrà, Bocchini di Confindustria: «Le nostre aziende sono solide, troveremo la via della crescita»

Il presidente di Confindustria Ancona: «Prevedere l’andamento dell’economia nei mesi a venire risulta impresa più da aruspici che da economisti. Ma se calasse il costo dell'energia...»

Pierluigi Bocchini, presidente Confindustria Ancona

JESI – «La struttura industriale della nostra regione e, più in generale, in Italia rimane solida e reattiva. Troveremo le giuste vie per crescere anche nel 2023». Infonde ottimismo il presidente di Confindustria Ancona, Pierluigi Bocchini. Difficile prevedere che anno farà all’interno delle aziende. Pesano innumerevoli incognite sul futuro, ma la determinazione degli imprenditori non verrà meno.

Presidente Bocchini, come è andato l’anno che ci siamo lasciati da pochissimo alle spalle?
«Un anno schizofrenico. Le imprese, quasi tutte, hanno iniziato il 2022 con un portafoglio ordini altissimo, in molti casi ben superiore alla propria capacità produttiva dopo aver chiuso un 2021 con crescite record, mai registrate nei decenni precedenti. Materie prime e componenti difficilmente reperibili con prezzi alle stelle. Manodopera introvabile e tantissima mobilità sul mondo del lavoro dopo due anni di “anestesia” tra ammortizzatori sociali e remote working. Catene del valore internazionali bloccate dai costi dei noli marittimi quintuplicati rispetto al pre-Covid. I costi per l’energia erano già in rapidissima ascesa e prospettavano la crisi che poi si sarebbe manifestata in estate con il prezzo del gas a oltre 330 Euro/MWh. In sostanza, l’emergenza pandemia stava mollando sotto l’aspetto sanitario ma presentava il conto a livello macro economico. Il sistema produttivo stava come sempre iniziando a reagire riorganizzando le filiere, le fabbriche e la logistica quando è arrivata la guerra in Ucraina, altro fattore destabilizzante per i pezzi di catene del valore distrutte: componentistica dell’automotive e dell’elettrodomestico, alcune materie prime come l’acciaio e prodotti dell’agricoltura su tutti. Ma la guerra ha iniziato anche ad intaccare la fiducia di imprese e consumatori, frenando gli investimenti. In autunno tutti i nodi sono venuti al pettine: costo dell’energia, inflazione a doppia cifra, rialzo dei tassi di interesse hanno azzerato la crescita tumultuosa di inizio anno e le imprese hanno riaperto le domande per la cassa integrazione».

Ed è cambiato lo scenario…
«La produzione industriale in Italia tra settembre e novembre ha virato in negativo su molti comparti dell’economia, cosa che ad inizio anno sembrava un’ipotesi inverosimile. In questo contesto, la nostra regione ha seguito il macro trend italiano, con un sistema manufatturiero sotto stress per tutti i motivi già elencati e con l’aggravante di dover sostenere percentuali di export da record con un sistema infrastrutturale totalmente inadeguato. Lo sviluppo di ferrovie, strade, aeroporti ed intermodalità è fermo da decenni e le nostre imprese sono pesantemente zavorrate rispetto a competitors internazionali maggiormente connessi ai grandi hubs del commercio e della finanza».

Cosa si prevede nel 2023, dunque?
«C’è tanta incertezza ed è difficile decifrare il potenziale trend del nuovo anno. L’ufficio studi di Confindustria stima una crescita della produzione industriale piatta, prossima allo zero con possibili impatti sul fronte occupazionale. Il costo dell’energia ed il rialzo dei tassi di interesse frenano le aspettative delle imprese che come reazione rallentano gli investimenti e, conseguentemente, la crescita dell’intero sistema economico. Il costo del lavoro rimane un problema irrisolto: come Confindustria abbiamo chiesto con forza un’azione decisa sul cuneo fiscale riconfigurando l’1,5% della spesa pubblica e liberando quei 16 miliardi che sarebbero stati necessari per allinearci ai principali sistemi economici europei e mondiali, ma purtroppo il governo non ci ha ascoltato. Le imprese in Italia hanno trasferito al mercato aumenti di prezzo sensibilmente più bassi rispetto ai quelli dei costi ed i margini medi ne hanno risentito, drenando risorse agli investimenti ed alla crescita. Prevedere oggi l’andamento dell’economia nei mesi a venire risulta impresa più da aruspici che da economisti. Guardiamo alle previsioni di crescita che continuavano a circolare fino alla primavera di quest’anno ed a quanto si è poi verificato in autunno. Paradossalmente se il costo dell’energia dovesse rientrare, come l’andamento del prezzo del gas delle ultime settimane sembra anticipare, potremmo anche assistere ad una rapida ripresa dei consumi e dei margini aziendali. Personalmente rimango ottimista: la struttura industriale della nostra regione e, più in generale, in Italia rimane solida e reattiva. Troveremo le giuste vie per crescere anche nel 2023».

Cosa chiedete alle istituzioni?
«Credo sia giusto, in primis, riconoscere che l’anno 2022 si conclude con due grandi passi in avanti in termini infrastrutturali per la nostra regione: l’arrivo ormai certo di Amazon con il contestuale rilancio dell’Interporto unitamente all’ottenimento da parte della Commissione europea del via libera per il bando relativo ai voli di “continuità territoriale” per Roma, Milano e Napoli. È dai tempi della Quadrilatero che la nostra regione non vedeva progressi così rilevanti in tema di infrastrutture, intermodalità e collegamenti ed è la dimostrazione che quando la politica e le istituzioni ascoltano le istanze delle categorie produttive, se ne fanno promotrici e si fa sistema, poi i risultati arrivano. Ora dobbiamo utilizzare lo stesso metodo per portare l’alta velocità ferroviaria nella nostra regione, assieme all’arretramento dei binari. Sarebbe davvero una svolta per i marchigiani: raggiungere Milano in treno in due ore o poco più! Si può fare e dobbiamo lavorare perché ciò accada. Come Confindustria Ancona abbiamo commissionato al Centro Studi di Confindustria un approfondimento di quelli che sarebbero i benefici economici derivanti dal passaggio dell’alta velocità nelle Marche: lasceremmo ai nostri figli un territorio più competitivo ed attrattivo per le imprese».