JESI – Vittoria schiacciante del centrodestra alle elezioni regionali. I sondaggisti, stavolta, ci hanno preso in pieno. Non solo loro. A mettere in guardia la compagine di centrosinistra, ben prima del voto, ci aveva già pensato Pierluigi Bocchini, presidente di Confindustria Marche Nord territoriale di Ancona, abituato alla concretezza e ai fatti. Non è affatto sorpreso, pertanto, dall’affermazione di Francesco Acquaroli e della coalizione Lega-Fratelli D’Italia-Forza Italia.
Presidente Bocchini, come spiega questo “ribaltone” al governo delle Marche, fra l’altro ampiamente preventivabile?
«Sinceramente mi sarei sorpreso di un esito diverso – sostiene il patron della Clabo Spa -. I sondaggi lasciavano pochi dubbi. Anche quelli riservati pochi giorni prima delle elezioni davano indicazioni molto chiare ed univoche. I motivi a mio avviso sono diversi: intanto riconosciamo i meriti di chi ha vinto. Ho conosciuto Acquaroli e mi ha fatto un’ottima impressione. Una persona umile, capace di ascoltare ma con le idee chiare. Poi occorre considerare che le Marche sono un territorio in sofferenza da tempo. Infrastrutture inesistenti, ricostruzione post terremoto al palo, sistema sanitario inefficiente e concentrato su poche strutture. Le ore di attesa ai vari Pronto Soccorso purtroppo le abbiamo sperimentate in tanti, così come il tempo passato in coda su strade sempre in costruzione da decenni. Le imprese se ne vanno, basti guardare i territori del sud o dell’interno della regione, e la disoccupazione cresce. Motivi di malcontento ce ne sono fin troppi».
C’è tanto lavoro da fare, insomma. Cosa si aspetta, ora, dal neo presidente Acquaroli?
«Che ponga rimedio ai problemi di cui sopra. Priorità alle infrastrutture: strade, ferrovie, aeroporto, porto ma anche banda ultra larga e connessione dati più capillare sul territorio. Dobbiamo riconnettere le Marche con il resto d’Italia e del mondo. L’impegno per la ricostruzione: basta con le passerelle al fianco del commissario. Fatti concreti. In Emilia non c’è più traccia del terremoto. Qui non c’è traccia della ricostruzione. Poi un deciso miglioramento della sanità: non possiamo più tollerare attese anche di un giorno per poterci far visitare in un Pronto Soccorso. Spero che il governatore appena eletto riesca a far tornare le Marche un territorio attrattivo e nel quale sia più semplice vivere. Altrimenti i nostri giovani se ne andranno altrove».
Qual è, a suo parere, lo stato di salute dell’economia marchigiana?
«Purtroppo non siamo messi bene. Quella marchigiana è un’economia manifatturiera specializzata in settori tradizionali: meccanica, calzatura, mobile, etc., tutti settori che hanno subìto un contraccolpo terribile dal lockdown in quanto ritenuti settori “non essenziali”. La produzione industriale ad aprile segnava -22,4%, il peggior dato in Italia. È chiaro che alcuni settori hanno risentito poco o nulla, altri addirittura sono cresciuti come il medicale, l’Hi Tech o l’alimentare. Ma il dato nel suo complesso è molto preoccupante. Sul Covid-19, più che come ne stiamo uscendo parlerei di come lo stiamo attraversando: con misure sanitarie rigorose all’interno dei luoghi di lavoro prima di tutto. Poi con il solito spirito di resilienza tipico degli imprenditori marchigiani. Il sentimento comune è che dietro ogni crisi ci possa essere sempre qualche opportunità, ed ognuno di noi sta cercando il modo per poterla cogliere al meglio».
Cosa chiede, dunque, alla nuova amministrazione regionale?
«Le richieste impellenti le ho già elencate: infrastrutture, ricostruzione e attenzione nella gestione del Covid. Ma questo mandato avrà a disposizione il più grande stanziamento di risorse pubbliche che l’Italia del dopoguerra abbia mai avuto: i fondi del Recovery Fund. Alle Marche andranno tra gli 8 ed i 9 miliardi di euro, ovvero il triplo delle entrate tributarie annue della nostra regione. L’80% di questi fondi andranno restituiti nel tempo e stiamo impegnando il futuro delle nostre generazioni a venire. Servono nuove strade, ponti, gallerie, ma anche un sistema sanitario nuovo fatto di ambulatori di prossimità e telemedicina. Dobbiamo digitalizzare la burocrazia dei nostri comuni e della nostra regione. Creare laboratori informatici e di ricerca per le nostre scuole e le nostre università. Ripensare la gestione dei nostri rifiuti con dei biodigestori ed investire nella circolarità e nel riciclo dei materiali. Questa è la regione nella quale vorrei vivere, ma soprattutto dove credo vorrebbero vivere i nostri figli».