JESI – «L’attenzione che la società ha per noi ci lusinga, sappiamo che conta molto sulla nostra crescita e di un progetto che punta in futuro alla Serie A. Faremo di tutto per completarlo e portarlo a termine». Parola di Elia Tomassoni, uno dei punti fermi e dei leader della talentuosa e promettente formazione Under 18 del Rugby Jesi ’70. «Seconda linea, da sempre- spiega il suo ruolo in campo Elia- ho la fortuna di essere alto quasi due metri ed è l’ideale. Famiglia di rugbisti la nostra, ora speriamo tutti di tornare presto in campo».
Quella del giovane Tomassoni in particolare è un’attesa che non si lega alla sola pandemia. «Non gioco dallo scorso luglio, a causa di un infortunio che mi ha costretto all’operazione a Modena, con il dottor Porcellini. Vengo da due mesi di riabilitazione, a fine gennaio il controllo che dovrà darmi il via libera definitivo alla ripresa o dire se ci sarà da aspettare ancora un po’. In ogni caso in queste ultime settimane abbiamo comunque lavorato nella maniera consentita dalle regole attuali, con il distanziamento e l’allenamento individuale: tre sedute la settimana, di cui due in campo e una in palestra, prima di una pausa per Natale. Ma ora si riprende».
Il rugby vero manca. «In uno sport come il nostro il contatto fisico e la sfida personale con l’avversario ma anche fra compagni in allenamento è tanto ed è la cosa di cui si sente di più l’assenza. È lo stimolo che spinge sempre a migliorare».
In casa Tomassoni i requisiti ci sono tutti. «Giochiamo da una decina d’anni, tutto è cominciato con uno zio che frequentava l’ambiente del rugby e ci ha fatto conoscere questo sport. Io e mio fratello Emanuele siamo in under 18, nostro cugino Antonio Albanesi è in under 16. E anche nostra sorella minore Emma aveva iniziato a giocare, fra le prime in campo femminile a Jesi, con la squadra che si può dire sia nata con lei, che però poi ha dovuto cambiare sport».
Com’è stare in squadra fra fratelli? «Emanuele è un anno più piccolo di me, capitiamo insieme ogni due anni. Non so se è un bene o un male ma è bello. Nel rugby c’è già un legame di squadra fra compagni molto forte, come nella nostra Under 18 dove c’è un gruppo che sta insieme da cinque anni ed è molto unito. Fra familiari questo fattore si sente ancora di più e finisce che a casa continuiamo a commentare fra di noi come sono andate le cose in allenamento e in partita».
Elia è studente al quarto anno al Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Jesi, indirizzo Scienze applicate. «Lo studio è impegnativo ma per me è fondamentale anche l’allenamento: dopo una giornata sui libri, per tutti noi lo sport è una valvola di sfogo importantissima, che ti permette di arrivare al campo, staccare la spina e dare anche lì il 100%. E quindi non mi è pesato unire, e sin qui abbastanza bene, scuola da una parte e i quattro allenamenti la settimana dei tempi normali. C’è da organizzarsi ma è fattibile».
E poi ci sono sogni, di squadra e personali. «Da quest’anno in Under 18 c’è stato un ulteriore bel salto tecnico, è arrivato ad allenarci Mariano Fagioli, che per diversi anni ha guidato la prima squadra, e sappiamo quanto la società si aspetti da noi per crescere e migliorare. Non vediamo l’ora di poter lottare in campo». E magari di riprendere il filo di un discorso che, per Elia, aveva visto anche arrivare una chiamata di prestigio dall’Accademia federale di Prato. «C’era stata questa possibilità ma, come detto, nell’ultimo periodo non sono stato molto fortunato. Ora però sono sulla strada del rientro. E speriamo che ciò che non si è potuto concretizzare, prima possa invece realizzarsi in futuro».