JESI – «Unico punto di contatto fra le eredità Cesarini e Morosetti è che chi decide non ascolta». Jesi in Comune all’attacco sui rilievi mossi da più parti quanto al progetto di casa famiglia per disabili che l’amministrazione ha intenzione di realizzare per concretizzare le volontà testamentarie di Daniela Cesarini. Un progetto che, secondo la formazione di opposizione in Consiglio, porterà però ad una «struttura inadatta per le persone a cui Daniela aveva pensato».
«È notizia di qualche giorno fa- spiega Jesi in Comune- che dopo tanti anni il progetto di costruire una casa famiglia con i fondi dell’eredità Cesarini è finalmente in dirittura d’arrivo. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. È confermato che si farà nel complesso ex Giuseppine di Piazza Pergolesi, dove il Comune ha acquistato un appartamento dalla proprietà approvando anche un piano di recupero privato. E però, dice l’Amministrazione, “non possono essere prese in considerazione” le osservazioni che erano state presentate dall’Aniep (Associazione nazionale per le persone disabili, di cui Daniela era consigliera) e dalla Onlus che porta il nome di Daniela Cesarini. “Verranno valutate nel progetto di sistemazione degli spazi interni”, dicono».
Prosegue il movimento politico: «Queste osservazioni tuttavia risalgono a molti mesi fa: la faccenda è stata poi portata per le lunghe e alla fine non si è voluto ridiscutere quanto già deciso. Noi quelle osservazioni le abbiamo lette. Tra l’altro c’è scritto, per farla breve, che una volta arredate le camere saranno troppo strette per muoversi con la sedia a rotelle. Dopo il primo progetto è stato approvato un ampliamento, ma si tratta di un locale separato dal corpo principale, per cui non influisce sul punto. La Onlus e l’Aniep avevano proposto di spostare all’esterno la scala, per allargare corridoio e stanze, ma questa è una modifica che non si può più fare in fase esecutiva. Avremo quindi probabilmente una struttura inadatta per le persone a cui Daniela aveva pensato».
«Non solo- rileva Jesi in Comune- l’importo del lascito risulta molto superiore alla spesa, parliamo di una differenza di qualche centinaio di migliaia di euro. Lo “sbecco” finirà a bilancio, nel piano delle opere pubbliche. Magari verrà destinato all’abbattimento delle barriere architettoniche in città. Scopo meritorio, ma per testamento i fondi dovevano essere destinati alla creazione di posti in casa famiglia. Notate qualche differenza con il lascito Morosetti? Altra storia quella, sia per i tempi serrati che per la preoccupazione di rispettare pedissequamente la prima idea del benefattore. Ma anche qui ci scapperà la possibilità di qualche lavoro aggiuntivo in coincidenza con la fine del mandato. Unico punto di contatto, dunque, il metodo: chi decide non ascolta».
Conclude la formazione di sinistra: «Quel che è certo è che Daniela Cesarini, a distanza peraltro di quasi otto anni dalla sua morte, non merita un trattamento del genere: non lo merita nessuno e non lo merita una donna generosa che ha dedicato la sua vita agli altri e che anche dopo la sua scomparsa ha lasciato una somma ingente da dedicare alla cura e al benessere degli altri. Non lo merita la città di Jesi che, grazie al lascito di Daniela, potrebbe avere uno spazio pubblico da dedicare ai suoi cittadini, uno spazio inclusivo che arricchirebbe la città tutta».