Jesi-Fabriano

Fa arrestare il marito per maltrattamenti e lesioni ma in aula ci ripensa: «Lo perdono, voglio che torni a casa»

Una 49enne residente a Santa Maria Nuova, questa mattina (6 dicembre) ha deciso di ritirare la querela che era sfociata in un processo, al tribunale di Ancona, per il marito violento. «Voglio riprovare, mi auguro che tutto vada bene». Il giudice però ha condannato l'uomo a due anni

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SANTA MARIA NUOVA – Undici anni di litigi e botte ma lei in aula lo perdona. «Voglio che torni a casa», ha detto al giudice nel corso del processo dove il marito, un pachistano di 52 anni, era imputato per maltrattamenti in famiglia e lesioni. La coppia vive da anni in paese. Tre figli, una casa da mantenere e il lavoro che non si trova. La donna, 49 anni, anche lei del Pakistan, questa mattina (6 dicembre) ha deciso di ritirare la querela che era sfociata in un processo, al tribunale di Ancona, per il marito violento. «Voglio riprovare, per andare avanti – ha detto la 49enne – mi auguro che tutto vada bene».

Due dei tre figli hanno testimoniato in aula, prima della madre, rappresentata dall’avvocato Eleonora Petrini. Il maggiore, un maschio di 21 anni, ha spiegato che il padre si comportava così, picchiando e litigando con la madre, perché in casa c’era una situazione economica difficile.

«Non lavorava nessuno – ha detto il figlio – solo mia sorella ma guadagnava 150 euro al mese. Papà allora si innervosiva perché non riusciva a pagare le bollette. Lui non trovava lavoro perché aveva subito una operazione e ora non vede più da un occhio. Si sentiva inutile e allora si arrabbiava». La figlia ha confermato quanto già messo agli atti dalle dichiarazioni rese ai carabinieri, il 12 luglio del 2016, quando la donna ha lasciato l’abitazione coniugale dopo un episodio di maltrattamento. L’uomo le aveva fatto lasciare le chiavi di casa mandandola via insieme ai figli. Era seguita la denuncia e il divieto per il coniuge di avvicinarsi alla moglie. L’uomo però ha infranto il divieto e ad ottobre è stato arrestato. Oggi era in aula, difeso dall’avvocato Gaia Carotti, quando moglie e figli hanno testimoniato. Il giudice Paolo Giombetti lo ha condannato a due anni rimettendolo in libertà, solo per i maltrattamenti essendo caduta l’imputazione per lesioni dopo la remissione della querela da parte della moglie. Il pm aveva chiesto una condanna ad un anno e otto mesi.