JESI – Alla Casa del Popolo, Lorenzo Fiordelmondo e la coalizione di centrosinistra che ne sostiene la candidatura a sindaco per le amministrative, presentano la “Fabbrica del Programma”: un primo incontro stasera a Pantiere, un secondo domani 18 marzo a Mazzangrugno e poi, dal 19, quattro sabati di «passeggiate strada per strada» a piedi e in bici, con partenza da Piazza della Repubblica, per relazionarsi coi quartieri: si parte dalla zona sud fra Campo Boario e Minonna, poi Viale della Vittoria e zona ospedale il 26 marzo, viale del Lavoro il 2 aprile, via Paradiso il 9. «Nel segno di una partecipazione- dice Fiordelmondo – che è la nostra prima scelta di campo: non l’uomo solo al comando ma una compagine politica in relazione con la città. Leggere il territorio attraverso le indicazioni dei cittadini, portando in campagna elettorale anche il tema della bellezza della nostra città».
Fra i temi caldi a Minonna, i timori per ciò che accadrà con la demolizione di ponte San Carlo e in attesa della ricostruzione. «Vanno valutate nel dettaglio- dice Fiordelmondo – le richieste dei residenti per alternative che limitino al massimo i disagi e l’isolamento. Chi amministrerà dovrà subito verificare di quanto potrebbero aumentare i costi dei progetti, dati i rincari in tutti i settori».
Tengono banco, anche i temi messi sul tavolo dall’antagonista avversario delle liste civiche, Matteo Marasca, in sede di presentazione della propria candidatura: anticipazioni di Giunta, spese di campagna elettorale, rifiuto dei partiti.
«Ora pensiamo a costruire un rapporto coi cittadini, non ai nomi della Giunta. Importante, invece, una proposta politica che conduca ad avere un Consiglio comunale di qualità. Con me un assessore ai lavori pubblici ci sarà: non un sindaco da solo al vertice ma coordinatore e responsabile di un sistema che funzioni – dice Fiordelmondo – Qui ci sono partiti, movimenti che partiti non sono, espressioni di civismo puro. Dire apertamente chi siamo, il centrosinistra, riempie di contenuti la nostra proposta. Dire solo chi non si è, la riempie di vuoti. E credo che sia un pregio se più persone possibili, nel massimo della trasparenza, decidono di contribuire ad un progetto politico».
Il segretario Pd Stefano Bornigia parla di «trasformismo di chi nei partiti era, anche nel Pd, e non è uscito per non aver potuto ottenere ciò che voleva». Per Filippo Cingolani (Jesi in Comune): «Dicono che non ci sono partiti ma c’è chi ne entra e esce come conviene o chi si è schierato, ad esempio con la Lega. Forse si vergognano dei simboli». Per Katia Mammoli (Repubblicani Europei): «Se non avessimo oggi chi sta di là o di qua a seconda dei tempi o personaggi proposti come prodotti, allora forse potremmo prendercela coi partiti». Agnese Santarelli (Jesi in Comune) dice: «Gli yes-man certo sono più fedeli ma noi siamo orgogliosi delle nostre differenze messe a servizio del bene comune». Filippo Bartolucci (Art. 1): «I partiti uno strumento di discussione con le istituzioni». Simone Luchetti (Sinistra Italiana): «Se l’attuale esperienza amministrativa è nata dicendo che i partiti non ascoltavano la città, mi pare la situazione si sia capovolta».