FABRIANO – A rischio anche la soglia dei 29mila abitanti per Fabriano. Un calo di residenti che, nell’arco di un decennio, ha sfiorato le 3mila unità: dal 2012 al 2022 sono stati persi 2.996 abitanti. Crisi economica e, di conseguenza, occupazionale all’origine di questo trend negativo che, al momento, appare inarrestabile. La soglia psicologica, e non solo, dei meno 30mila abitanti è stata abbattuta nel 2020, quando è stato ufficializzato il dato dei 29.762 residenti. L’anno dopo se ne sono persi altri 362, l’anno successivo altri 271 che ha fatto arrivare la popolazione, a fine dicembre 2022, a 29.129 unità. Gli abitanti residenti del Comune di Fabriano sono distribuiti per 21.719 unità in città, il resto nelle tante frazioni. Il calo di popolazione si registra prevalentemente nella città. Nell’ultimo periodo c’è da evidenziare un aumento lieve di residenti in diverse frazioni: Bastia più 14 residenti, Borgo Tufico più 11 residenti, San Donato più 10 residenti, Sant’Elia più 9 residenti, e Argignano più 7 residenti. Tra le frazioni la più popolosa è Marischio con 832 residenti, seguono Melano con 526 e Attiggio con 444. Tra le più piccole ci sono i 31 residenti di Poggio San Romualdo, i 25 di Vallina, i 18 di Coccore e i 3 di Montefiascone.
Le dichiarazioni
«Lo spopolamento della nostra città ci colpisce e fa il paio con i problemi delle nostre industrie, questo non si significa che l’unica causa sia la questione industriale», il commento dell’ex sindaco Giancarlo Sagramola, attuale consigliere comunale di maggioranza e presidente dell’Unione Montana Esino Frasassi. Lo spopolamento di Fabriano e dell’intera area della Unione Montana si accompagna a quello delle Marche che negli ultimi dieci anni ha perso circa 150mila abitanti. Lo spopolamento è una tendenza nazionale di abbandono delle aree interne e montane. «L’Unione Nazionale dei Comuni Montani sta evidenziando da alcuni anni la necessità di sostenere queste zone con apposite politiche che si coniugano anche con richieste specifiche nell’ambito del PNRR come pagamento dei servizi ecosistemici (aria, acqua); green communities; completamento della connessione in tutti i territori; comunità energetiche, ricostituzione delle filiere bosco/legno” precisa Sagramola che invoca “una nuova legge organica sulla montagna che ne riconosca la peculiarità e le ricchezze non riducendole a mere “riserve indiane”». In coda, l’appello. «Smettiamo di piangerci addosso e interagiamo con i giovani per incrociare le loro esigenze, capire e comprendere il disagio o l’insofferenza per aiutarli a superarle e a trattenerli qui».