FABRIANO – «Già persi centinaia di posti di lavoro tra i lavoratori in somministrazione, forti incognite sulle riorganizzazioni delle grandi multinazionali del settore, tra cui Whirlpool ed Electrolux, decine di richieste di cassa integrazione in tutto l’indotto e sull’intero territorio di Fabriano». Questa la situazione tratteggiata da Pierpaolo Pullini, componente della Segreteria provinciale della Fiom e responsabile del distretto di Fabriano. «Per l’elettrodomestico è crisi strutturale: un settore che vede una contrazione dei mercati, anche del 30% sul 2022, che oramai va avanti da più di anno e mezzo e di cui ancora non si vede una ripresa. Assordante il silenzio del Governo alle varie richieste di convocazione di tavoli di settore e di crisi aziendali, alle richieste di interventi a tutela dei posti di lavoro e dei territori. L’area del fabrianese rischia un ulteriore avanzamento del processo di desertificazione industriale se non si interviene immediatamente», prosegue.
Sciopero generale
Il 17 novembre sarà sciopero generale anche per chiedere al Governo «vere politiche industriali dentro la manovra finanziaria, che rendano sostenibile la produzione di elettrodomestico in Italia, che mettano le imprese nella condizione di guadagnare producendo sul territorio nazionale e che accompagnino l’intero tessuto industriale, a partire dall’indotto e dalla filiera di fornitura, nella fase di transizione energetica e digitale». Secondo Pullini occorrono interventi straordinari per permettere alle imprese del fabrianese di sopravvivere in questa fase in cui tutti i mercati sono fermi.
«Le cappe aspiranti nelle abitazioni italiane hanno una vita di oltre 15 anni, quindi è necessaria una vera e propria rottamazione che riguardi però esclusivamente l’alto di gamma nell’ottica del massimo efficientamento energetico, ossia quei prodotti su cui le imprese riescono a fare alta marginalità, su cui molto difficilmente vengono applicate scontistiche e che porterebbero un vero risparmio nei consumi energetici delle famiglie. Questo potrebbe provocare un incremento immediato delle quote di mercato di circa il 10%, permettendo la sopravvivenza delle aziende in attesa che vengano portate a compimento le politiche industriali in un’ottica di progettualità di sistema Paese, su cui comunque la discussione è drammaticamente assente», conclude Pierpaolo Pullini.