FABRIANO – Giorgio Poeta, il “Re” degli apicoltori di Fabriano non nasconde i momenti di difficoltà per quel che riguarda l’allarme lanciato dai consorzi apistici delle Marche per la produzione di miele di acacia a rischio causa maltempo. «Il momento è molto critico soprattutto per le aziende che vivono di sola apicoltura. Un clima sempre meno interpretabile, per noi apicoltori, che al momento stiamo costantemente con il cellulare in mano per visionare le previsioni del tempo. Un lavoro sempre più complesso, legato a doppia mandata a territorio e cielo. Quest’anno sarà un altro anno di “passione”, che vivremo con il cuore in gola fino alla fine dell’estate, per capire se riusciremo a sostenerci nonostante già una finestra produttiva di due mesi importantissimi (aprile e maggio) quasi persa o comunque non all’altezza delle medie produttive. Il vero miracolo oggi, penso, per le aziende che di apicoltura fanno la loro unica missione, è quella di arrivare all’anno successivo», le parole di Giorgio Poeta.
La dichiarazione
Questo 2023, nato sotto le migliori aspettative dopo un febbraio e marzo mite, non si sta dimostrando all’altezza di queste. «Questi continui cambiamenti climatici, di difficile interpretazione per noi apicoltori, stanno mettendo a dura prova territorio, ambiente e natura. Due mesi produttivi fondamentali per ogni azienda apistica, ovvero aprile e maggio, sono pressoché compromessi almeno nelle aspettative di raccolto», prosegue. La variabilità è una parte fondamentale dell’apicoltura, legata a doppia mandata a territorio e clima. «E chi fa questo lavoro lo sa, che il suo tetto è un cielo pieno di stelle, e che i conti si fanno sempre alla fine. Nonostante tutto, possiamo però sperare in una tarda primavera che sia migliore a quella degli anni scorsi, perché tutte le piogge che ci sono stati in questi mesi e quelle dei prossimi giorni sicuramente rinverdiranno ancora di più i pascoli montani e le colture di interesse apistico. Ovviamente, determinate fioriture per chi è un apicoltore stanziale, saranno perse, come per chi come noi, apicoltori nomadi, spostando alveari, potremmo non raccogliere niente nonostante l’impegno e lo sforzo profuso. Confidiamo però in un colpo di coda di una primavera mai iniziata, e in una politica volta a salvaguardare l’apicoltura non sono come attività da reddito, ma attività sociale», ha concluso.