JESI – Tante piccole fiaccole accese illuminano la notte. Tanti cuori, uniti nel ricordo di Andreea Rabciuc. La città di Jesi ha accolto la fiaccolata per Andreea, organizzata dalla mamma Georgeta per ricordare la figlia, scomparsa proprio il 12 marzo del 2022 e i cui resti sono stati rinvenuti il 20 gennaio scorso in un casolare sulla Montecarottese.
Un giallo che ancora non ha trovato la parola fine: la Procura di Ancona sta ancora lavorando per chiarire cosa è successo ad Andreea quella maledetta ultima notte, quando la 27enne romena ha trascorso la serata con due amici e l’ex fidanzato Simone Gresti (attualmente unico indagato per sequestro di persona, spaccio di stupefacenti, omicidio volontario e in alternativa, istigazione al suicidio). Da quella notte Andreea è stata inghiottita nel buio per 22 mesi, lunghi e dolorosi. Oggi le fiaccole accese tengono vivo il suo ricordo e anche la ricerca della verità sulla sua morte. «Voglio ringraziare tutti voi perché siete venuti in tanti – ha detto tra le lacrime mamma Georgeta – oggi Andreea vive nel cuore di tutti noi. Grazie».
«Andry è stata per noi una grande forza, è venuta in Italia per raggiungere la mamma e costruire qui una nuova vita, era una persona che abbiamo amato – ha detto Marzia Pennisi, psicologa e amica di famiglia che ha letto una commovente lettera di Alessandro Morbidelli, caro amico di Andreea interprete dei sentimenti del gruppo del pub Oscar Wilde dove lei lavorava – impossibile accettare che Andreea non ci sia più, impossibile accettare un mondo in cui manca il suo sorriso generoso, quello che destinava a tutti, specchio di un cuore profondo e complicato che era facile da afferrare, facilissimo sfruttare. Se poi in questo cuore avevi la fortuna di rimanere, allora trovavi un posto sicuro, una casa per sempre. Impossibile non ricordare la semplicità di una ragazza che non le mandava a dire, che non aveva paura di niente e di nessuno, che non temeva di farsi sentire, rumorosa; che non temeva di farsi vedere, colorata. Impossibile è non rimanere più rapiti dal mondo magico che Andreea rappresentava con un cappello con le orecchie, con un tatuaggio meraviglioso, con uno zainetto a forma di unicorno l’animale fantastico che andava ricercando, simbolo di libertà e di fantasia. È questo che vogliamo fare – conclude la lettera – credere all’impossibile, credere agli unicorni perché credere significa anche pretendere che l’impossibile accada. Significa pretendere e ottenere che chi sa parli, che chi ha responsabilità paghi, che chi ha il dovere di rendere il mondo un posto migliore non si limiti a notare ma agisca senza tentennamenti perchè non esistono disegni più grandi di una singola vita. Accettiamo l’impossibile, siamo disposti a credere ancora che ci sarà giustizia».
Il corteo ha mosso dall’Arco Clementino, attraversando corso Matteotti, il centro città fino a piazza Federico II. Passi lenti, scanditi dal dolore, ma anche dai ricordi e dalle preghiere. Accanto alla coraggiosa mamma Georgeta e al suo compagno Simone, gli amici, i colleghi dell’Oscar Wilde Pub dove Andreea aveva lavorato, le persone che l’hanno conosciuta ma anche chi ha imparato a farlo condividendo l’apprensione delle ricerche e il dispiacere del ritrovamento. Tra i tanti partecipanti, anche il sindaco Lorenzo Fiordelmondo e una rappresentanza delle Associazioni della rete antiviolenza.
«Si raccoglie il dolore di una vicenda personale e familiare, prendendolo per mano attraverso emozioni condivise dalla città – dice il primo cittadino – il senso della mia partecipazione al corteo è condividere un dolore che, seppur parte da una sfera familiare, coinvolge tutta la città che manifesta la sua vicinanza e il suo affetto alla mamma. Non è solo la perdita di una giovane donna, ma l’incertezza del tempo trascorso prima di avere risposte. Quando si chiedono verità e giustizia, debbono essere incardinate in una dimensione temporale nella speranza che tutto quello che è stato raccolto possa esplicitarsi in un tempo in grado di consegnare una verità assoluta nella sua determinatezza rispetto al fatto, ma anche assoluta nella sua determinazione rispetto alla ricostruzione e al tempo che questa necessita». Poi il sindaco ha sollevato un ricordo di Andreea, conosciuta all’Oscar Wilde dove lavorava. «Andreea aveva questa specie di magia, di empatia che lasciava anche nei rapporti occasionali del tempo di una ordinazione – ha detto – alla luce anche di questo ricordo, condividiamo il dolore e il ricordo di questa ragazza, continuando a cercare e seguire quell’unicorno che Andreea portava sempre con sé. Continueremo a farlo insieme a voi e insieme alla città».
Un messaggio importante quello che la fiaccolata ha voluto sostenere: non dimentichiamo Andreea e diciamo no alla violenza. «Il corteo rivolge un grido di dolore, uno stop alla violenza contro le donne perché anche in questo caso è di ciò che si tratta», ha detto più volte la mamma.
Il corteo si è concluso in piazza Federico II, con un momento di riflessione guidata da don Claudio Procicchiani, parroco della Cattedrale. «Ai giovani vorrei dire che sono meravigliosi, hanno in mano la possibilità di darci un futuro bellissimo – ha detto il sacerdote – dentro di loro c’è una potenza sepolta dalla cenere bellissima, meravigliosa. Donatecela, tiratela fuori, perché il futuro che vi aspetta sarà bellissimo». Poi, rivolgendosi alle istituzioni: «Rendiamo i luoghi di aggregazione dei posti belli dove i giovani possano sentirsi accolti e amati. Mettiamoci in gioco, perché dobbiamo fare in modo che i giovani possano fiorire e dare il meglio, come bombe di bellezza e di grazia». Il corteo ha fatto ingresso in Duomo, per un momento di raccoglimento nella preghiera: «La verità, la giustizia sono importanti, perché non si versino altre lacrime e non ci siano più altre tragedie, perché chi fa del male non lo faccia più. Ma questo non risana il cuore di una madre, il cuore lo risana solo Dio che non ci abbandona».