JESI – «Tutto è nato quando io ho compiuto 50 anni, nel 2013. Mi chiedevano il perché non li festeggiassi in “modo consono”, e così ho proposto all’assessore alla cultura Luca Butini se fosse stato possibile usufruire di Piazza della Repubblica per una cena che coinvolgesse non solo me, ma tutti i cinquantenni di quell’annata. E così è stato».
Graziano “Figaro” Fabrizi, come ogni anno di questi tempi, è impegnatissimo a preparare la festa dei cinquantenni, il “Mucchio del ’67” che nel 2017 ha già toccato o toccherà in questi restanti giorni, la fatidica soglia del mezzo secolo di vita».
Appuntamento sabato, 25 novembre, al bocciodromo, dalle 20.30 «finchè non je se fa’ a mannalli via tutti…». Prenotazioni presso il suo negozio di acconciatore anche se di cose, lui, ne fa tante.
E il tutto, ricordando, sarebbe finito lì, nel 2013, se lo stesso assessore «non mi avesse detto di prendermi l‘impegno di continuare anche per gli altri, per le annate successive. Detto fatto. Da cinque anni a questa parte organizzo l’evento, che piace moltissimo, con una media di partecipanti che arriva a 180 persone su aventi diritto che in genere sono sui 600. Perché alla cena possono partecipare solo quelli nati a Jesi e residenti».
Da Piazza della Repubblica ci si è trasferiti, questo è il secondo anno, nella sede della “Bocciofila Jesina“, altra struttura comunale anche se la gestione è del sodalizio sportivo, «con i nuovi regolamenti – sottolinea Graziano – relativi alle manifestazioni pubbliche sarebbe stato un delirio per i permessi ma, a parte la suggestione di cenare sotto il teatro Pergolesi, abbiamo constatato che un ambiente chiuso è più consono».
Molti si ritrovano dopo tanti anni, «ed è questo l’aspetto più bello. Li vedi che si guardano dicendo “cavolo quanto sei ancora giovane” oppure “era tanto brutta guarda ora che sventolona“».
Ma come avviene per tutte le età della vita «iniziano seduti ognuno al loro posto poi, a mano a mano che la serata va avanti, si ammucchiano e si cercano da tutte le parti. E che fatica rimandarli a casa…».
L’occasione sarà anche quella di rivedere foto «di quanno eravamo munelli», alcune delle quali – quelle scolastiche – fornite dall’archivio di Jesi e la sua Valle.
Come recita il depliant-invito, comunque, «E se non voi ride, pazienza… è lo stesso: l’importante è che capisci che el mejo viene adesso!».
La somma in denaro che al termine della serata verrà raccolta, sarà devoluta in beneficenza.