JESI – Due chiese diverse, due donne mancate prematuramente unite dallo stesso destino e ancora uno stesso, feroce dolore. È il giorno dell’addio a Cinzia Ceccarelli 58 anni e Sabina Canafoglia 51, le due operaie dell’Elica di Mergo vittime dell’incidente di lunedì 10 ottobre scorso al canale Sant’Elena. La grande famiglia Elica si è divisa tra la chiesa Santa Maria del Piano dove si è svolto il funerale di Cinzia e quella di San Giuseppe dove è stata salutata Sabina.
Don Federico Rango e don Adelio Papi nella loro omelia hanno ricordato l’allegria di Cinzia, il suo saper stare con gli altri, la generosità di condividere la vita come una missione «riuscita a giudicare dalla grande presenza di voi tutti qui oggi», ha detto don Federico rivolgendosi a quelle persone, tantissime, che si sono strette ai fratelli Nando e Francesco. Invocando il conforto della fede, il giovane sacerdote ha invitato «ad attraversare fino in fondo questo dolore, certi che vi sia un momento per tornare a germogliare anche per noi». E ha invitato a comprendere guardando la natura, la trasformazione delle stagioni: «L’autunno con i suoi colori accompagna il nostro paesaggio con cambiamenti, colori e alberi che sembrano morire, eppure ogni passaggio, anche della natura, dobbiamo viverlo come l’attesa di un nuovo germogliare. In questo passaggio ci legherà l’affetto per Cinzia. Sarà nei ricordi, nelle parole e nei messaggi di Cinzia che penseremo che continua a stare con noi. Certo, ci mancherà un corpo da abbracciare, ci mancheranno due colleghe con cui scambiare battute al lavoro, ma siamo certi che Cinzia è con noi. Non moriremo in eterno ma siamo chiamati a germogliare e risorgere». Poi l’invito a credere, a cercare sostegno nella fede «che non è la soluzione – conclude don Federico – ma un cammino, un percorso, lo strumento per rileggere quanto accaduto e far sì che quanto condiviso nella vita con Cinzia ci accompagni». All’esterno della chiesa, ad accompagnare il feretro di legno chiaro coperto di fiori primaverili e la foto sorridente della cara Cinzia, un gruppo di amiche che hanno intonato “la favola mia” di Renato Zero, canzone cui Cinzia era molto legata, tanto che adorava cantarla ai karaoke.
Un feretro di legno chiaro e una bella foto appoggiata sopra anche per l’ultimo saluto a Sabina Canafoglia, accolto alla chiesa di San Giuseppe. A confortare il marito Andrea, i figli Chiara e Davide, la mamma, la sorella e i tantissimi amici, è stato don Luigi Reccia. «Qualsiasi parola rischia di essere superflua adesso – ha detto nella sua omelia – solo nel silenzio si può cogliere il senso e la speranza di questi frangenti della vita che ci sfuggono. Nella nostra mente è chiara l’idea di come devono andare le cose, è da vecchi che si dovrebbe morire. Viviamo quanto accaduto a Sabina come una delle più grandi ingiustizie, non è quel che dovrebbe accadere a una mamma che dovrebbe assistere il marito, veder crescere i figli e realizzare i loro sogni. I nostri progetti non tengono conto dei piani di Dio. Dunque, l’invito è di guardare l’esistenza dalla prospettiva di Dio. Dobbiamo avere fiducia che anche avvenimenti insensati e dolorosi come questo, accadono perché c’è un senso. Forse solo Sabina adesso riesce a vedere la sublime bellezza del luogo in cui si trova mentre noi, da qui, non vediamo che la tristezza e il dolore».
Attraverso don Luigi, i figli Chiara e Davide, il marito Andrea hanno voluto salutare la loro Sabina: «Cara mamma, senza te è tutto diverso ci manca tutto di te, eri sempre pronta ad aiutarci, c’eri sempre. Quando uscivamo ci chiedevi di mandare un messaggio e se lo dimenticavamo scrivevi o chiamavi tu. Sapevi fare tutto, tanti dolci buoni… il ciambellone alla Nutella il nostro preferito e non sappiamo se riusciremo a farlo più buono come il tuo. Ora abbiamo un vuoto incolmabile dentro, quando sentiremo le canzoni del tuoi gruppo preferito, i Nomadi, ci sembrerà di averti lì con noi. Ti vogliamo bene. Ci manchi». Nella commozione generale, si sono sciolti in abbracci anche Matteo Guerri e Sabrina Gasparini, gli altri due colleghi che viaggiavano a bordo della vettura condotta da Cinzia e finita nel canale. Loro, i sopravvissuti, hanno ascoltato le due omelie in silenzio, poi hanno abbracciato i familiari e gli altri colleghi Elica presenti.