Jesi-Fabriano

Flussi migratori, Erri De Luca: «Neanche la pena di morte sarebbe un deterrente»

«Sulla nave di Medici Senza Frontiere ho visto la disperazione, una forza enorme che fa stare i migranti immobili per giorni con la pelle bruciata dalla nafta pur di avere una speranza»

KA Erri de luca
Erri De Luca

JESI – Un tema complesso quello dei flussi migratori di cui si è parlato con lo scrittore Erri De Luca, ospite ieri sera (venerdì 15 luglio) della Rassegna Ka – Nuovo immaginario migrante.

Ka erri de luca
Erri De Luca con le direttrici artistiche di Ka – Evelyn Puerini, Valeria Bochi, Sabrina Maggiori – e Massimo Pigliapoco presidente di Pepelab, Jesi

«Il mio contributo è come cittadino, da napoletano, città fondata dai Greci – ha precisato Erri De Luca – Non si può usare il termine emergenza per un fenomeno che dura in continuità da 21 anni, da quando nella pasqua del ’97 fu affondato il barcone albanese Kater i Rades dalla corvetta italiana “Sibilla” nel tentativo di imporre un blocco navale illegale». Per lo scrittore non si puo’ parlare di emergenza: «La vera emergenza è che nessun governo sia riuscito ad affrontare il fenomeno. I flussi migratori attraverso il Mediterraneo non sono scoraggiabili, e se anche istituissero la pena di morte per contrastarli questo non sarebbe un deterrente perché parliamo di persone che già rischiano la vita nel loro viaggio».

Erri de Luca
Sabrina Maggiori, Erri De Luca e Massimo Pigliapoco

Cosa spinge le persone ad avere paura dello straniero?
«Il 1900 è un secolo di legittime paure: io quando ero piccolo avevo quella della corrente e per superarla ho iniziato ad attaccare e staccare la spina. Si tratta di paure inventate, inspiegabili che però le persone custodiscono gelosamente. La paura è dello straniero povero: degli immigrati si ha paura, degli emirati no».

Avverte nel nostro Paese dei segni di miglioramento?
«Siamo un Paese vecchio, sono 5milioni gli italiani che se ne sono andati e i vecchi hanno le paure. I giovani che li imitano sono diversamente anziani, non c’è nessuna nuova insolenza, sono tutte insolenze vecchie».

«Questi flussi vengono assorbiti economicamente ed in maniera intensiva nei nostri campi ed in Europa sotto forma di manodopera sottopagata e sfruttata a due euro l’ora per la raccolta dei pomodori – ha proseguito De Luca – se l’assorbimento non c’è i migranti se ne vanno altrove, proseguono il loro viaggio, non se ne restano a stagnare in un posto; sono le leggi che li fanno stagnare, che li bloccano». Una riflessione sul fenomeno a tutto tondo: «Il verbo di queste persone è tornare».

La “malattia del Mediterraneo“, per Erri de Luca, è quella di un mare “pieno di annegati”: «A reggere questo Paese è il volontariato, è la nostra economia sommersa. Quando ero imbarcato con Medici Sena Frontiere ho visto centinaia di persone cercare di attraversare il Mediterraneo a bordo di gommoni ad aria compressa: 150 persone per un motore da 40 cavalli, solo un mare perfettamente piatto impedisce che si rovescino. Le calunnie del governo precedente sulle Ong non sono rimaste senza effetti: erano dieci le imbarcazioni pronte a prestare soccorso a queste persone, ora sono due.

Ka jesi
Il pubblico delle grandi occasioni ha seguito la serata

In serata, Erri de Luca e Gabriella Guido attivista per i diritti umani hanno proposto al folto pubblico di Piazza della Monnighette, una riflessione dopo la visione del documentario “Loza” di Jean-Sébastien Desbordes, Matthieu Martin e Nicolas Berthelot (Francia, 2016, 26’) Jean-Sébastien Desbordes (Francia, 2016), storia vera di una piccola migrante che ha perso in mare ogni contatto con la madre e del loro difficile ricongiungimento. Loza ha cinque anni ed è nata in Sudan. Nel maggio 2016 ha lasciato il suo paese con suo fratello e la madre, Nada, per sfuggire alla dittatura. I trafficanti avevano promesso un viaggio sicuro verso l’Europa per 2.500 dollari, ma la traversata attraverso il Mediterraneo si è trasformata in un incubo. «Il guasto sta dentro di noi – è stato il commento dello scrittore al mediometraggio – A spingere queste persone è la forza della disperazione: ho visto centinaia di persone ammassate, con la pelle bruciata da acqua di mare e nafta, rimanere immobili, in silenzio, senza cibo. Quando vedono la salvezza, quel sentimento si trasforma in speranza». La serata si è conclusa con numerosi contributi da parte del pubblico.

Stasera (sabato 16 giugno) alle ore 21,15 la rassegna prosegue in Piazza delle Monnighette con “Hotel Splendid” di Mauro Bucci (Italia, 2016) è un racconto intimo e corale sulla vita di una comunità di migranti provenienti dalle coste africane, ospitata presso una struttura per richiedenti asilo politico a Cesenatico; ospite della serata è il regista Mauro Bucci, modera Marta Meloni project manager dell’Associazione Africa e Mediterraneo.