JESI – William Graziosi non è più l’amministratore delegato della Fondazione Pergolesi Spontini (leggi l’articolo). Ieri, in accordo con il consiglio di amministrazione dell’azienda di produzione culturale, ha rassegnato le proprie dimissioni. Una ipotesi nell’aria da tempo, che ha acquisito ufficialità alla vigilia del Natale.
Infausto fu il deficit. La “frattura” professionale fra Graziosi e il sindaco Massimo Bacci, presidente – in veste di Primo Cittadino del Comune fondatore – della stessa Fondazione, è scaturita proprio dal cospicuo disavanzo accumulato dalla Pergolesi Spontini, anche a causa della crisi economica, che ha costretto a posticipare al prossimo anno, in fretta e furia, la prima opera della Stagione Lirica per non chiudere il bilancio in passivo. Il rapporto fra i due, ottimo fino a quel momento, si è pertanto incrinato.
«Ritengo Jesi una città Regia che merita solo cose regali ed elevate – è il commento di William Graziosi -. Io ci ho provato con tutto me stesso e continuerò a fare il possibile, seppur le condizioni economiche siano mutate con la crisi che perdura, e nonostante gli eventi naturali avversi che hanno penalizzato la Regione. Rimango uno Jesino che ama la città, la sua Storia e la sua Cultura. Non amo invece la sovraesposizione e meno che meno le polemiche. Con Bacci abbiamo parlato e ci siamo capiti, seppur con grande dispiacere da parte di entrambi, abbiamo deciso per questa soluzione. Io sono sicuro della mia onestà, anche intellettuale, così come sono sicurissimo della sua come uomo e come Sindaco. La stima e affetto sono cose intime che rimangono a prescindere da qualsiasi altra storia ci succeda intorno».
Prende posizione anche l’imprenditore Andrea Pieralisi: «Graziosi . scrive su Facebook – vinse la guerra dei fondi con il teatro delle Muse (che teatro si può chiamare cercando di non offendere i teatri perché è un cinema senza tradizione), ora lascia perché senza Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi (capire a cosa serva adesso non si sa) e senza fondi del Comune non vuole rimanere col cerino in mano. Ancona vince ancora».