JESI – Sono comparsi sui balconi a partire dal pomeriggio di oggi, 27 marzo, gli striscioni di protesta dei cittadini contrari allo spostamento da piazza Federico II a piazza della Repubblica della fontana dei leoni legato al lascito testamentario di Cassio Morosetti. L’iniziativa è stata lanciata su invito del comitato Piazzalibera, che si batte contro l’operazione. «Visti i continui affronti a una parte della popolazione cittadina, quella che non demorde e esercita il diritto al dissenso, il Comitato invita chiunque sia contrario a dare un segnale forte in risposta. Appendiamo cartelli, bandiere, striscioni, lenzuola alle finestre o ai balconi con su scritto: #piazzalibera #unostriscioneinognibalcone».
Spiega Piazzalibera: «No ad attribuire un prezzo a monumenti e storia di Jesi, a decisioni tese a restaurare una Jesi del passato di cui non si sente l’esigenza e prese assecondando la volontà di un privato in contrasto con l’opinione della maggioranza dei cittadini. E che impediscono la piena fruibilità di Piazza della Repubblica per manifestazioni e eventi, relegando Piazza Federico II a luogo marginale. Sì a decisioni che valorizzano il Teatro Pergolesi, le piazze, i monumenti e la storia di Jesi e a consentire al Comune di mantenere oggi e in futuro la piena disponibilità dei propri beni e piazze, che rappresentano patrimoni della cittadinanza. Sì alla destinazione in beneficenza delle risorse del lascito ai tre enti indicati in alternativa dal lascito».
Intanto nuovo attacco contro lo spostamento della fontana dei leoni: a criticare aspramente l’operazione è l’architetto Sergio Morgante, che ha progettato l’attuale Piazza Federico II con la presenza del monumento. «Morosetti ci aveva provato anni fa- scrive Morgante- anche allora voleva spostarlo a sue spese dov’era quando era bambino (che storia commovente!) ma il sindaco di allora rifiutò. Ora pare ce l’abbia fatta offrendo 2 milioni; 800 mila per smontare e rimontare il monumento e il milione e 200 mila restante cos’è? Certamente non un dono perché un dono è un atto gratuito che nulla chiede in cambio». Chiede Morgante: «Secondo voi si può sospettare che Cassio ha usato il potere dei soldi insieme a una discreta dose di furbizia per fare suo il monumento che, ricollocato in piazza della Repubblica, secondo le sue ultime volontà, diventerà di fatto il suo cenotafio che lo eternerà nel bel mezzo della città? Come farete, passando di lì (impossibile non passarci) a non pensare a colui che ha tanto voluto questa ricollocazione? Come farete a non avvertire questa imposizione, questa prepotenza appena edulcorata e sdoganata da qualche ipocrita atto amministrativo, che umilia e ridicolizza l’intera città?». Prosegue l’architetto: «Mi domando e lo chiedo anche a voi, sindaco incluso: se tra qualche lustro si presenterà un altro signore, con le tasche imbottite di soldi, che si ricorda di quando giocava a palla in piazza e che la palla finiva nella vasca e quindi vuol riportare, per sublimare questa sua memoria, il monumento in piazza del Duomo ed è disposto a elargire 3 milioni, no, mi voglio rovinare, 4 per le spese e convincere, col lauto resto, la futura amministrazione? Chi potrà dire di no dopo il precedente? Ti rendi conto sindaco Bacci di quanto sia tragicomica questa storia? E del danno che farete in piazza del Duomo aprendo la strada a proposte sceme, deliranti e incontrollabili con le risorse culturali di cui disponete (ma per vostra fortuna non ne siete consapevoli). Che tristezza che mi fai Jesi in mano a questa gente senza amore e sorda a ogni ragione».