JESI – La fontana dei Leoni verrà riposizionata in piazza della Repubblica. È quanto deciso dalla maggioranza del consiglio comunale di Jesi, che ha accolto il lascito testamentario di Cassio Morosetti e i relativi vincoli. Entro qualche giorno, il comitato dei garanti – chiamato in causa dai promotori del referendum abrogativo – dovrà esprimersi sull’ammissibilità della consultazione popolare. L’amministrazione, come noto, ha deciso di prendersi un bel rischio, anche perché i 2 milioni di euro dell’eredità arriveranno materialmente nelle casse municipali solo se il monumento sarà spostato e collegato alla rete idrica prima del 22 luglio 2021. Una corsa contro il tempo, insomma. Ma cosa ne pensano i predecessori del sindaco Massimo Bacci?
«Giudico positiva la decisione del sindaco confortata dal voto del consiglio comunale – il commento di Vittorio Massaccesi, sindaco dal 1971 al 1975 -. Tuttavia sarebbe stato doveroso trovare la via per raccogliere anche il parere dei cittadini. Il tempo ci sarebbe stato se ci si fosse mossi subito. Infine esprimo qualche preoccupazione per il rischio di non arrivare a concludere il trasferimento per il 20 luglio. Un rischio che comporterebbe conseguenze molto pesanti da diversi punti di vista».
«Il lascito testamentario di Cassio Morosetti – osserva Gabriele Fava, sindaco dal 1983 al 1988 – ha dato luogo a valutazioni molto differenti a seconda dei punti di vista. Quello che preferisco riguarda gli esiti che possono derivarne. Se si procede allo spostamento della statua – “per sempre” recita il testamento – si ha un esito puramente urbanistico che si esaurisce nel fatto in sé e che non può più essere modificato. Esso comporta, in ogni caso, la riprogettazione della Piazza Federico II, una volta privata del suo monumento. Se lo spostamento non viene effettuato, il lascito va a sostenere la meritevole attività di alcune associazioni benefiche e, quindi, ha un incommensurabile esito di valore sociale a beneficio di persone svantaggiate, con risultati che proseguono nel tempo. Di fronte a queste brevi considerazioni penso che affidare il giudizio ai cittadini sia
un atto di partecipazione democratica che non si può eludere».
«Ho fatto l’amministratore e so bene quanto sia difficile assumere decisioni in grado di accontentare e convincere tutti – sostiene Marco Polita, sindaco dal 1994 al 2002 -. Le questioni urbanistiche competono a coloro che sono stati democraticamente eletti alla guida della città e quanto stabilito dall’aula consiliare è ovviamente legittimo. Va rispettato. Credo tuttavia che questa sia una vicenda in cui il coinvolgimento dei cittadini sarebbe stato importante, considerando che siamo di fronte a un lascito testamentario inaspettato e condizionato allo spostamento di una fontana da una piazza all’altra. Non è insomma, almeno secondo me, una questione puramente amministrativa. Ma questo è solo il mio parere. A me la fontana piace, l’obelisco invece no, e ritengo che quest’ultimo possa essere un elemento anti-estetico di fronte alla meravigliosa facciata del teatro Pergolesi».
«Faccio solo due considerazioni – le parole di Fabiano Belcecchi, sindaco dal 2002 al 2012 -. La prima riguarda la scelta in sé di spostare o meno la fontana. Sono stato sempre fermamente convinto che la programmazione circa la funzione e l’uso di spazi e beni pubblici, spetti alla pubblica amministrazione nella sua imprescindibile funzione di tutela, promozione e
valorizzazione dell’interesse comune. Credo quindi debba essere l’Ente pubblico a definire programmi e progetti che riguardano una comunità, poi, eventualmente, cercare le risorse necessarie alla loro realizzazione. E sia ben chiaro che non mi scandalizzo affatto se queste risorse vengono anche da un privato cittadino. Così come avvenuto, ad esempio, con il Centro Alzheimer, per la realizzazione del quale non ringrazieremo mai abbastanza il nostro illustre concittadino Cassio Morosetti. Ma sulla vicenda dello spostamento della fontana il percorso è stato totalmente inverso. In buona sostanza il pubblico, non avendo una propria programmazione e un proprio progetto sulla valorizzazione delle due piazze, si adegua ali desiderio di un singolo cittadino solo perché quest’ultimo mette a disposizione le risorse necessarie. Anzi, molte di più. Trovo tutto ciò francamente inaccettabile e anche pericoloso perché, a mio modo di vedere, avvia una dinamica nell’importante ma delicato rapporto tra pubblico e privato, molto difficilmente gestibile e controllabile ai fini della tutela del pubblico interesse. Perché è chiaro, e credo evidente a tutti, che d’ora in poi per far contare la mia volontà non basta più essere “maggioranza”, ma posso diventare “maggioranza” se metto sul piatto più soldi di altri. Questo è davvero molto grave. Vorrei, in fine, risultasse assolutamente chiaro che le mie considerazioni non rappresentano assolutamente e in alcun modo, un giudizio su Cassio Morosetti, cui dovremo essere tutti eternamente grati per la su grande generosità e per lo sconfinato amore che ha sempre avuto per la sua città. La sua ma anche la nostra città».