JESI – Un referendum. Affinché siano gli jesini a esprimersi e decidere se spostare o meno, da piazza Federico II a piazza della Repubblica, la fontana dei leoni, dando seguito alle ultime volontà del vignettista Cassio Morosetti che a tale scopo – o in alternativa a tre associazioni benefiche- ha lasciato in eredità al Comune di Jesi due milioni di euro. A chiedere il referendum sono, congiuntamente, le opposizioni a sinistra di Pd e Jesi in Comune. Le quali, a tal proposito, fanno appello ai colleghi consiglieri di maggioranza e minoranza. «Per il referendum, serve che a proporlo siano i tre quarti del Consiglio comunale– spiegano i rappresentanti delle due forze politiche- se proprio di tale questione ci dobbiamo occupare, è giusto che decida tutta la città e non il sindaco da solo. Lo strumento c’è». Serve che, oltre alle opposizioni compatte, anche da almeno parte della maggioranza giunga richiesta di far ricorso alla consultazione. «In alternativa- spiegano Pd e Jesi in Comune- non escludiamo di procedere per l’altra via della raccolta firme». Ne occorrono due mila per avanzare la richiesta, a sostegno di una proposta di dieci firmatari.
Oltre che la richiesta di referendum per fermare il trasloco della fontana fra le due piazze, è anche quella di una nuova sintonia fra le due forze politiche la notizia dell’incontro convocato alla Casa del Popolo. «La nostra posizione, contraria allo spostamento, è comune- spiega il segretario Pd Stefano Bornigia– questo è l’inizio di un confronto stretto, anche per arrivare all’appuntamento con le elezioni del 2022 con una coalizione la più ampia possibile e un programma condiviso. I candidati, si vedranno poi». Quanto alla fontana, Bornigia ribadisce: «L’idea di spostarla nasce da un lascito per il quale ringraziare Morosetti, che dà però anche la possibilità di devolvere la somma in beneficenza, soluzione che mi pare la migliore. Le due piazze, salvo credo pochissimi, tutte le ricordiamo così come sono. La necessità di questa operazione non si vede».
Presidente di Jesi in Comune, Filippo Cingolani attacca: «C’è un ricatto alla base di una scelta che corre dietro alla nostalgia di una persona, generosa, che però da tanto non viveva a Jesi. E c’è una amministrazione che continua a confondere la comunicazione con il confronto, che si fa ascoltando i cittadini. E invece hanno già deciso. Chiediamo un referendum, delle vere assemblee aperte. Le piazze sono luoghi pubblici, di tutti». Rincara la dose, sempre sul fronte Jesi in Comune, la consigliera Agnese Santarelli: «Lo spostamento non è in quel programma di mandato che il sindaco Bacci richiama tanto spesso quando parla dei lavori di rifacimento del Corso: ne stiamo discutendo perché una persona ricca ha deciso che la fontana deve ritornare lì dove la ricordava da piccolo. È assurdo».
Per il consigliere Pd Andrea Binci, «surreale in un momento come quello che stiamo vivendo discutere dello spostamento della fontana». Aggiunge la consigliera Emanuela Marguccio: «Se uno dei motivi per lo spostamento è di ritorno all’originaria collocazione della fontana, allora anche il monumento a Pergolesi era nato per stare lì dove si trovava ma è stato comunque spostata. Morosetti ci ha messi alla prova, si scelga la beneficenza». E secondo Luigi Romitelli (Pd): «Nessuno ha chiesto il parere delle attività economiche che, in una fase di emergenza totale, si troverebbero a dover affrontare un ulteriore cantiere».