JESI – Due famiglie accomunate dal dolore più grande, quello di perdere un figlio e anche dall’oltraggio che ignoti hanno compiuto alle loro tombe. Accade in due diverse zone: a Pianello Vallesina e a Chiaravalle. Sono le famiglie, distrutte, a raccontarci cosa accade e denunciare questi episodi gravissimi e vergognosi.
Giosuè Spera aveva solo 18 anni quando la sua giovane vita è stata spezzata in un terribile incidente stradale in via Madonna del Piano, all’incrocio tra Pianello Vallesina e via Molino, la sera del 3 novembre 2017. In quell’incrocio maledetto gli amici hanno voluto lasciare un segno del dramma ed è stata posizionata una pietra miliare con la foto del ragazzo e degli oggetti a ricordare l’incidente: il casco indossato la sera maledetta, lumini e ricordi degli amici. Da due mesi qualcuno si “diverte” a rubare e danneggiare.
«Per noi curare quella pietra con la foto di nostro figlio è una piccola consolazione – dicono i familiari –, mettiamo lumini, fiori, piccoli oggetti votivi. Ma qualcuno da due mesi continua con atti vandalici e furti, che vengono messi a segno sempre dopo il tramonto o di sera. Dispetti sciocchi forse, ma che a noi fanno malissimo al cuore perché non rispettano il nostro dolore: hanno rubato un anello lasciato da un amico di Giosuè, poi dei lumini alimentati con piccoli pannelli solari, altri a batteria, un angioletto di gesso. Li abbiamo rimessi, incollandoli, sperando che bastasse ma invece li hanno danneggiati, a un angioletto di gesso hanno spaccato le ali. Hanno staccato i lumini e li hanno buttati nei campi vicini, poi hanno roteato il casco di Giosuè (prima rivolto con la visiera verso la strada, quasi un monito agli automobilisti di passaggio) girandolo dalla parte opposta». I genitori e il fratello di Giosué sono disperati perché questi dispetti segnano profondamente chi già vive un dolore immane.
Nella stessa situazione la famiglia di Kevin Boccolini, giovane di 31 anni che dopo aver lottato per tutta la vita con una grave forma di distrofia muscolare, si è spento il 4 aprile dello scorso anno. Nell’anniversario della morte la mamma Gabriella e il papà Fulvio hanno portato sulla sua tomba al cimitero di Chiaravalle dei piccoli simboli della Pasqua, che il 5 aprile sono spariti. Qualcuno li ha rubati: si tratta di ramoscelli d’ulivo, primule, un coniglietto pasquale e piccoli addobbi che non arricchiscono nessuno. Uno choc per la mamma, che ha pianto e piange ancora.
Arrabbiatissima invece la cugina di Kevin, Monia Mancini. «Quegli oggetti erano un modo per la mamma di stare con il figlio durante questi santi giorni, per pregare, lì, davanti alla tomba del figlio. Li avevano portati per la ricorrenza della scomparsa, ma quando i genitori sono andati al cimitero (come fanno ogni giorno da un anno) non c’erano più. È stato ed è devastante. Kevin era una persona super speciale e non meritava questo vilipendio. Speriamo che tutto torni al suo posto». Poi, rivolgendosi ai responsabili, usa parole cariche di legittima indignazione: «Siete la vergogna umana. Riportate tutto, forse Dio vi perdonerà. Io mi auguro di non incontrarvi mai perché siete da paura, siete orrori umani».