ANCONA – Intitolate un premio e una via ad Armando Ginesi. È questo l’appello lanciato da Gabriele Bevilacqua, amico dello storico critico d’arte e giornalista scomparso dopo una lunga malattia il 13 marzo 2022. A distanza di un anno, una mostra in sua memoria e l’appello per intitolare una strada al professor Ginesi.
Originario di San Marcello, ma conosciuto in tutto il centro Italia – soprattutto nelle Marche e specialmente a Jesi – il prof. Ginesi era particolarmente affezionato ai giovani. Per questo motivo, l’amico Bevilacqua si rivolge direttamente all’ amministrazione comunale jesina: «La formula bisogna studiarla bene, ma credo sia doveroso rendere omaggio ad Armando».
E ancora: «Lui fu insignito del titolo (tra gli altri) di cittadino benemerito e ai giovani teneva molto. Ecco perché ho pensato ad un premio di laurea riservato ai giovani studiosi di storia dell’arte. O magari – propone – a un ˈpremio critica under 30ˈ. In fondo, il centro dell’arte, qui, nelle Marche, è a Urbino e Macerata (dove c’è l’accademia, ndr)».
E Ginesi, guarda caso, esperto delle avanguardie storiche del XX secolo, era stato persino professore emerito di storia dell’arte, già ordinario all’accademia di Belle Arti di Macerata, di cui è stato rettore dal 1984 al 1989.
Nella sua lunga carriera, ha collaborato coi quotidiani italiani più prestigiosi: dal Resto del Carlino al Messaggero passando per Il Tirreno. Nel tempo, ha collaborato con la Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, con la Bienal Internacional del Deporte en las Bellas Artes di Madrid e Barcellona e con l’Instituto de Cultura Hispanica della capitale spagnola.
Autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche, Ginesi – morto a 84 anni – ha curato rassegne in Europa, Africa e Asia. Molte le rassegne e le esposizioni nelle Marche, tra cui Il Premio Internazionale d’arte ‘Salvi’ di Sassoferrato. Alla sua terra, è rimasto da sempre molto legato, anche quando ricoprì il ruolo di console onorario della Federazione Russa.
Negli ultimi tempi, non si era fatta attendere la sua condanna in merito alla guerra in Ucraina. Aveva parlato di “una maledizione che spezza il cuore”, ma al tempo stesso condannava “l’accerchiamento della Russia da parte della Nato”, con l’ingresso degli stati baltici (Estonia, Lettonia, Lituania).