JESI – Si è svolta all’inizio di questa settimana la commissione sul gioco d’azzardo: un chiarimento in merito affrontato dall’aula consiliare in merito al nuovo regolamento di contrasto al gioco d’azzardo.
L’avvocato Osvaldo Asteriti (leggi l’intervista) dopo la commissione, ha scritto una lettera aperta al sindaco Massimo Bacci: «Mi occupo da anni di contrasto al gioco d’azzardo con iniziative di carattere professionale, e con azioni di comunicazione per svelare i tanti “lati oscuri” che il gioco d’azzardo nasconde e i gravi rischi per la salute che la sua pratica comporta – spiega il professionista – Apprendo con una certa inquietudine della soddisfazione espressa dall’associazione Astro, unico attore coinvolto, in merito alla prosecuzione del dialogo con il Comune, sul regolamento relativo ai giochi».
Asteriti chiarisce i dati economici: «Nel 2016 la raccolta, cioè l’insieme delle giocate, a Jesi è stata di 47.127.501,16 euro (dati trasmessi da Adm). Di questa enorme massa di denaro, il 32%, pari a 15.348.505 euro, è stato fagocitato dalle slot machine – continua Asteriti – Questi dati segnalano un grave allarme sociale e sanitario, che riguarda tutti, in particolare le fasce più fragili, i minori di età, gli anziani, le persone senza lavoro che, abbagliati da una pubblicità ingannevole, si illudono di trovare nel gioco d’azzardo una risposta ai loro bisogni. Per questa ragione, il gioco d’azzardo non è e non può essere considerato alla stregua di un qualsiasi settore economico. Si tratta di un servizio pubblico, che può causare dipendenza patologica. Le misure in materia di azzardo delle amministrazioni locali dovrebbero essere focalizzate su questo aspetto, tutelando la salute dei propri amministrati, senza far prevalere su questo interesse generale, di rango costituzionale, il profitto di pochi».
Secondo Asteriti «se è vero che anche la libertà di iniziativa economica costituisce un canone costituzionale, non si può e non si deve dimenticare che la stessa, ai sensi del secondo comma dell’articolo 41 della Costituzione, “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Nell’attività regolatoria di un fenomeno così pericoloso per la salute e il benessere delle persone, ai Comuni spettano un ruolo e una responsabilità determinanti: la tutela, in primo e unico luogo, della sfera degli interessi e dei diritti dei propri amministrati, in particolare della loro salute. Occorre, perciò, riappropriarsi in toto di questa potestà, e regolare il fenomeno in piena autonomia, senza cedere alle sirene dell’interesse speculativo di pochi, mascherato da tutela del lavoro, né cedere al “ricatto” di un preteso pregiudizio, peraltro senza alcuna dimostrazione, sull’occupazione con riferimento alle misure adottande da parte dell’Ente».
Quindi un augurio, anche in veste di cittadino: «Che nella vicenda prevalga l’interesse generale, così da non essere costretti a spiegare ai cittadini e ai nostri figli le ragioni della incapacità di difendere la loro serenità e la loro salute, sacrificate a interessi economici speculativi».