Jesi-Fabriano

Green economy in agricoltura: Moncaro, Apra, Brunori e Univpm insieme per un progetto da 15,7 milioni

Mise e Regione tra i finanziatori del programma 4.0 che prevede 56 nuovi occupati diretti e 410 nell'indotto, puntando sulla sostenibilità della produzione e sulla competitività internazionale

La conferenza stampa nell'azienda vinicola Moncaro

MONTECAROTTO – Innovazione e green economy, ma anche maggiore qualità per il prodotto Made in Italy. Ridurre le emissioni in atmosfera, gli scarti, le inefficienze produttive, gli alti consumi energetici, l’impatto ambientale. Ottimizzare costi e tempi con processi di produzione 4.0. Questo il futuro dell’agroalimentare nelle Marche nella visione dei partner del progetto “Nuove tecnologie per il Food &Wine del Made in Italy”, finanziato dal MISE Ministero dello sviluppo economico e dalla Regione Marche, rispettivamente con 5,3 milioni e con 473 mila euro, e da un pool di imprenditori e di ricercatori del settore, con capofila la cooperativa agricola Terre Cortesi Moncaro e la partecipazione delle aziende Apra Spa di Jesi, Prodotti alimentari Brunori S.r.l. di Montemaggiore al Metauro e l’Università Politecnica delle Marche.

L’assessore regionale Carloni e il presidente di Moncaro, Marchetti

L’iniziativa, presentata oggi presso la sala conferenze del Centro Degustazione Le Busche a Montecarotto, prevede un investimento di 15,7 milioni di euro in attività di ricerca e sviluppo ed importanti risvolti occupazionali. Si parla di un progetto pilota per una nuova produzione vitivinicola, ma anche di progettazione e applicazione di tecnologie intelligenti nella produzione del comparto food&wine. Secondo i promotori, saranno 56 i nuovi occupati (di cui 26 laureati) in un triennio e altri 410 quelli generati nell’indotto, puntando sulla sostenibilità della produzione vitivinicola e sulla competitività internazionale delle aziende coinvolte.

Centro Degustazione Le Busche a Montecarotto

Il programma verrà realizzato da Moncaro, nelle sedi di Montecarotto, Acquaviva Picena e Camerano. Apra spa, azienda che sviluppa soluzioni informatiche e progetti di trasformazione digitale, coinvolgerà la sede di Jesi. Prodotti alimentari Brunori – leader della piadina con un laboratorio che ne sforna 100.000 al giorno – realizzerà il progetto nelle sedi di Montemaggiore al Metauro e di Cartoceto.

Si prevede lo sviluppo di una linea pilota per la produzione vitivinicola dove verranno sperimentati processi innovativi flessibili, intelligenti e integrati per incrementare l’efficienza produttiva. Si punterà sull’introduzione di un registro digitale (blockchain) per la tracciabilità dei prodotti e una maggiore protezione da frodi, nonché su tecnologie 4.0 per la riduzione degli scarti e il riutilizzo delle materie prime, in un’ottica di economia circolare.

L’investimento principale previsto, per oltre 7 milioni di euro, sarà realizzato da Terre Cortesi Moncaro, per l’innovazione 4.0 del processo produttivo vitivinicolo, con l’inserimento di tecnologie sviluppate insieme ad Apra spa per altri 5,8 milioni. Alimentari Brunori impiegherà 1,4 milioni per l’applicazione delle tecnologie intelligenti nella produzione dei propri alimenti. La Politecnica delle Marche compartecipa al progetto con un investimento di 1,4 milioni per lo studio di nuove tecnologie di gestione del vigneto, tra loro interconnesse e capaci di limitare l’impatto ambientale.

La conferenza stampa nell’azienda vinicola Moncaro

«Il tema della sostenibilità – dice Doriano Marchetti, presidente Moncaro – è sempre più sentito e sarà sempre più presente anche nel settore agricolo. Ce lo chiede il mercato, che premia chi lavora nella direzione della tracciabilità del prodotto, attenzione verso l’ambiente, e le politiche rispettose verso la clientela, i dipendenti, i fornitori. Per quanto riguarda Moncaro, stiamo investendo da molto tempo in questa direzione, per un nuovo modo di produrre sperimentando tecniche agronomiche che integrano sapienza antica, agricoltura di precisione, tecnologia 4.0. I consumatori devono avere certezza su cosa mettono a tavola. Moncaro da sempre ha cercato di migliorare sia il prodotto che il processo produttivo attraverso una costante ricerca e sperimentazione finalizzata al rispetto dell’ambiente e di chi vi lavora. Con questo progetto intendiamo esaltare le eccellenze dei nostri territori meravigliosi, caratterizzando ancora di più i nostri vini con un’impronta green».

Marchetti ha inoltre annunciato, oltre il progetto attuale, anche ulteriori investimenti in azienda, per la realizzazione di un serbatoio da 25mila ettolitri di capienza, dotato di sensori che consentono all’enologo di controllare tutte le fasi.

La bottaia Moncaro

«Si tratta di un importante programma di investimento in ricerca e sviluppo per migliorare la qualità e la sicurezza del nostro sistema agroalimentare – ha detto il vice presidente Mirco Carloni, assessore all’Agricoltura – Verranno introdotte nuove soluzioni tecnologiche nel settore dell’agricoltura di precisione e sviluppati sistemi avanzati di produzione. Parliamo di processi che ricadono nell’ottica di Industria 4.0 e che prevedono l’utilizzo di tecnologie ad alta intensità di conoscenza. Dunque di innovazione nel solco della tradizione agroalimentare che qualificheranno tutto il settore primario regionale».

L’assessore Carloni ha inoltre annunciato la proposta, che porterà in giunta lunedì, di realizzare nelle Marche un unico, grande distretto del biologico. «Sarà il più grande distretto bio del mondo, con piccoli e grandi produttori uniti per essere più competitivi. A breve – ha detto – nasceranno in regione altri tre distretti del biologico, ne conteremo oltre 10 in tutto, e anche più. Sono cose belle, ma troppo piccole: abbiamo prodotti d’eccellenza e non sappiamo fare massa critica, intanto si moltiplicano distretti con altrettanti consigli di amministrazione. Non è la via giusta, rischiamo di presentarci sul mercato in tanti, frazionati, divisi e inutili, senza contare nulla. Il biologico è una grande opportunità per le Marche, occorre fare sistema. Sarà fondamentale, anche, introdurre tanta finanza buona nel sistema agrifood delle Marche, occorre rafforzare il capitale per crescere», ha concluso il vicepresidente della Regione.

Per la Regione Marche, era presente inoltre la dirigente Stefania Bussoletti, che ha sottolineato le preziose opportunità di lavoro offerte dal progetto “Nuove tecnologie per il Food &Wine del Made in Italy”, con molti neo laureati che potranno essere assunti: «è importante tenere qui i giovani talenti, al lavoro su quella programmazione sostenibile e concertata, e sull’innovazione nell’agrifood, sia sempre più presente nei nostri bandi regionali».

Tra i partner dell’iniziativa, sono intervenuti il referente di progetto Fabrizio Faedi, per cui «il covid ci sta mettendo alla prova, lo scenario è difficile, dunque è fondamentale riprendere in mano la progettazione. L’innovazione e la trasformazione digitale sono opportunità preziose e necessarie». Fondamentale, dunque, il contributo dell’Università Politecnica delle Marche, al lavoro in questo progetto con tre dipartimenti (Scienze Agrarie Alimentari e ambientali, Dip. Scienze della Vita, e Dip. Ingegneria dell’Informazione) come illustrato in conferenza dai professori Oriana Silvestroni, Gianfranco Romanazzi e Maurizio Ciani. Per l’azienda Brunori, ha parlato Stefano Brunori, raccontando l’esperienza aziendale che sta scommettendo sulle nuove tecnologie, perché – ha detto – «il mercato è molto veloce e i consumatori vogliono sapere cosa mangiano. Vogliamo essere innovativi e i processi 4.0 ci stanno aiutando».

Apra spa, con l’amministratore delegato Giuliano Costantini, ha accennato ai molti progetti che l’azienda sta mettendo a punto per «digitalizzare e rendere più efficienti i processi produttivi in vigna, in cantina, nei laboratori alimentari. Le blockchain, in particolare, sono sempre più richieste dai mercati internazionali per certificare la tracciabilità del prodotto finale».

Per il direttore tecnico di Moncaro, Giuliano D’Ignazi, «le Marche sono una regione piccola per superficie ma molto ricche per biodiversità e qualità dei prodotti. Certificare e investire sulla qualità e sulla sostenibilità dei nostri prodotti ci aiuterà a presentarci meglio sul mercato, che chiede appunto sempre più bio, igiene e salute del prodotto, e una produzione rispettosa dell’ambiente».