Jesi-Fabriano

Grusol: «Per il Fondo Solidarietà l’unico criterio è la necessità»

L'associazione con sede a Moie, interviene sul Fondo Solidarietà 2018 con una lettera inviata al Governatore della Regione Ceriscioli e al presidente della IV Commissione Volpini. I fondi andrebbero utilizzati con una rigorosa scala gerarchica a cominciare da chi ha più bisogno

MAIOLATI SPONTINI – Con una  lettera inviata al presidente Ceriscioli e al presidente della IV Commissione Volpini, il Gruppo Solidarietà di Moie chiede di rivedere i criteri, in via di adozione, di utilizzo del Fondo solidarietà per il 2018.

«Il Fondo istituito nel 2013, ma finanziato nel 2018 – spiega il Grusol – è destinato a sostenere i maggiori costi che utenti e Comuni sono chiamati a sostenere dopo che dal 2015 per alcuni servizi sociosanitari sono state introdotte o aumentate le quote a carico degli utenti (disabilità, salute mentale, demenze, anziani non autosufficienti). Riteniamo incomprensibile e irragionevole la scelta di destinare i 2 milioni del fondo ai soli servizi residenziali rivolti a soggetti con problematiche di tipo psichiatrico. Ciò determina l’esclusione di persone con disabilità cui da gennaio 2015 sono scattate rette pari a 1100-1300 euro mese». Nella lettera, firmata da Fabio Ragaini, il Grusol chiede: «Come può giustificarsi che a qualche centinaio di utenti che si sono trovati con quote mensili a loro carico tra 1100 e 1300 euro mese il fondo non sia destinato? O anche che a quei Comuni (pochi per la verità) che hanno fatto ciò che dovevano il Fondo non venga in soccorso? Per questo pensiamo che difficilmente il presidente Ceriscioli e il consigliere delegato Volpini, di fronte ai nudi dati, possano promuovere o avallare una scelta di questo tipo; ovvero parti disuguali tra uguali. A meno che le scelte non siano ispirate e guidate da criteri altri di quelli di equità e giustizia».

Il Gruppo ritiene infatti che il criterio da adottare debba essere esclusivamente quello delle necessità senza incomprensibili scelte di tipo categoriale. «Riteniamo – fa sapere il Gruppo – che i fondi andrebbero utilizzati, evitando inopinate categorizzazioni, con una rigorosa scala gerarchica: iniziare da chi ha più bisogno. Ovvero: destinare a chi dopo le delibere del 2013 e 2014 si è trovato a far fronte ad oneri nuovi e significativi senza avere risorse per farvi fronte (in questo senso tutti i beneficiari sono potenziali)».

Il Gruppo si rivolge anche ai Comuni invitandoli ad assumersi le responsabilità che loro competono in tema di compartecipazione al costo dei servizi. «Costi che spesso, nonostante le norme non lo consentono, sono scaricati integralmente sulle persone e loro familiari, creando grossissime difficoltà all’accesso degli stessi».