Jesi-Fabriano

Hiv, ricorso rigettato in Cassazione: la condanna per Claudio Pinti diventa definitiva

La suprema Corte si è espressa questo pomeriggio, poco prima delle 14. L’imputato è accusato di aver contagiato ex compagna e fidanzata

Claudio Pinti

ANCONA – Diventa definitiva la condanna per Claudio Pinti, l’autotrasportatore di Montecarotto accusato di aver trasmesso l’Hiv alla ex compagna Giovanna Gorini, poi morta nel 2017, e alla fidanzata Romina Scaloni, non dicendo ad entrambe che era sieropositivo.

La Corte di Cassazione infatti ha rigettato questo pomeriggio 15 dicembre il ricorso presentato dalla difesa dell’imputato, l’avvocato Massimo Ramo Camemi. La sentenza di secondo grado diventa quindi irrevocabile per il 38enne: 16 anni e 8 mesi per omicidio volontario e lesioni personali gravissime. Il dispositivo è stato letto dai giudici della suprema Corte poco prima delle 14, dopo la camera di consiglio. Pinti sarà informato in carcere dell’esito. L’imputato si trova recluso a Montacuto.

I giudici si erano presi tre mesi di tempo, dopo l’udienza del 10 settembre scorso, appellandosi all’articolo 615 del codice di procedura penale, secondo cui il giudizio può essere rinviato dopo la discussione «per la molteplicità o per l’importanza delle questioni da decidere». La situazione insomma era troppo complessa. La difesa ora attende lo motivazioni dopodiché deciderà con l’assistito se ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il verdetto è stato bene accolto dagli avvocati dei familiari di Giovanna. «Giustizia è fatta – commentano i legali Cristina Bolognini ed Elena Martini – la famiglia è felice perché si mette un punto alla vicenda e si è fatta chiarezza sulle ragioni della morte di Giovanna. Nessuno però ridarà loro la figlia e sorella e soprattutto una madre. C’è un risarcimento morale ma non economico che possa andare alla figlia per la sua crescita».

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