CASTELPLANIO – Si è concluso con successo, tanto che si pensa già a una seconda fase, il progetto “Human rights and poster art” coordinato dalla professoressa Roberta Corinaldesi che ha interessato le classi terze della scuola secondaria dell’Istituto comprensivo “Carlo Urbani” di Moie e Castelplanio: quattro terze di Moie e due di Castelplanio, per un totale di cento studenti. Un progetto sostanzialmente che riporta l’educazione civica in classe e che abbraccia trasversalmente le discipline lettere, storia, civica, arte e lingua straniera. A condurre le fila del progetto, la dottoressa Francesca Ciarmatori, laureata magistrale in Human Righs all’Università di Padova ed esperta in progetti umanitari, insieme alla dottoressa Alice Saccenti, laureata magistrale in Arti visive all’Accademia di Belle Arti di Macerata.
Il progetto – articolato in due parti – ha visto in un primo momento affrontare temi come la disparità di genere, la discriminazione razziale, la condizione della donna, i diritti dell’infanzia e i temi dello sviluppo sostenibile legati all’Agenda 2030, sensibilizzando i ragazzi su questi aspetti così importanti. Poi, la seconda parte del progetto, quella più pratica e laboratoriale con una sintesi della storia e sviluppo della street art e urban art, in cui si è chiesto ai ragazzi di esprimere tramite poster e slogan la loro presa di coscienza sulle tematiche sociali discusse.
Abbiamo voluto approfondire questo progetto insieme alle due ideatrici.
L’intervista
Come è nato il progetto?
«Il progetto di Educazione Civica “Human Rights and Poster Art” è nato da un’idea mia e della mia amica Alice Saccenti – spiega Francesca Ciarmatori – In più di un’occasione ci siamo ritrovate a parlare di come poter tradurre la nostra passione per il nostro campo di studi in qualcosa di accessibile ai ragazzi e che fosse veicolo di un messaggio positivo, che desse ai ragazzi una visione positiva del ruolo attivo che ciascuno di noi può avere all’interno della società. Ci siamo quindi messe al lavoro per scrivere il progetto, poi ci siamo interfacciate con la professoressa Roberta Corinaldesi, che si è dimostrata sin da subito entusiasta dell’idea e ci ha aiutato a raffinare il progetto così da poterlo calare nella realtà della scuola “Urbani” di Moie».
Quale l’obiettivo finale del progetto?
«È stato quello di sensibilizzare gli studenti alle problematiche relative ai diritti umani, in particolare quelli legati agli obiettivi di sviluppo sostenibile, alla dimensione delle donne e dell’infanzia nel mondo ed offrire una panoramica sui diritti umani riscontrabile nella nostra vita di tutti giorni. L’arte come forma di advocacy è diventato il filo conduttore tra le due parti degli incontri».
Il progetto abbraccia, come detto, più materie in modo trasversale…
«Infatti, è stato inserito all’interno del calendario didattico delle classi terze dell’istituto, ed ha assunto una dimensione più trasversale. Gli incontri sui diritti umani si sono tenuti durante le ore di lezione di inglese, e questo ha permesso di poter trattare gli argomenti in lingua, così da rappresentare un ulteriore stimolo per i ragazzi. I laboratori pratici sulla poster art si sono tenuti durante le ore di lezione di educazione artistica, e questo ha permesso ai ragazzi di approfondire – in maniera pratica – storia, concetti e tecniche di un movimento artistico con il quale si sono poi cimentati creando a loro volta un poster finale contente un messaggio di promozione sociale, in linea con quanto discusso durante i primi incontri teorici».
Su cosa si basa il progetto?
«Abbiamo strutturato il progetto in due parti: una più teorica, volta a coprire le questioni relative ai diritti umani e l’agenda Onu 2030, mirata ad approfondire tematiche di attualità a partire da una panoramica sui diritti umani nel mondo, con riferimenti ai documenti chiave di questo campo di studi (la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione Onu sui dell’infanzia e dell’adolescenza) e con il supporto di materiale video e testimonianze dirette del facilitatore. Il messaggio che ha fatto da filo conduttore tra i vari incontri è stato quello del “quali sono i miei diritti?” e “come posso attivarmi per difenderli e promuoverli?”».
E la parte creativa?
«Era in particolare la seconda parte del progetto – aggiunge Alice Saccenti – che ha visto gli studenti coinvolti in un’attività pratica, con l’obbiettivo di avvicinarli alla poster art, e renderli capaci a loro volta di essere degli attivisti attraverso lo strumento del poster. All’inizio di ogni laboratorio, attraverso slide e materiale visivo, abbiamo approfondito la poster art, espressione di un movimento artistico nato in risposta a un determinato periodo storico per poter diffondere messaggi di cambiamento e promozione sociale. Durante la parte laboratoriale, coordinata insieme alla professoressa Mingo, gli studenti hanno avuto così la possibilità di esplorare le loro abilità artistiche, suddivisi in gruppi individuati in base agli interessi comuni e sensibilità affini di ciascuno di loro, hanno potuto riempire un foglio A4 in totale libertà utilizzando varie tecniche pittoriche. A questo punto, i ragazzi sono stati incoraggiati a dare libero sfogo alla propria creatività usando il poster a disposizione per lanciare un messaggio di promozione sociale, o per far riflettere su temi di attualità che ci riguardano da vicino. Il poster, come elaborato grafico finale, è divenuto espressione della loro presa di coscienza sui temi trattati».
Cosa hanno appreso gli studenti da questa esperienza?
«Attraverso i nostri incontri, volevamo incoraggiare i ragazzi a pensare a come poter essere parte di un cambiamento positivo, di messaggi positivi, di cui la nostra società ha bisogno più che mai. Volevamo lasciare qualcosa di “concreto” ai ragazzi alla fine dei laboratori. I ragazzi alla fine degli incontri hanno realizzato che noi tutti abbiamo a disposizione molti strumenti per farci portavoce di messaggi a noi cari, tra i quali quello dell’arte e della comunicazione visiva».
C’è stato un coinvolgimento diretto dei ragazzini?
«Il coinvolgimento dei ragazzi è quanto di più bello e gratificante porteremo per sempre con noi! I ragazzi hanno mostrato sin dall’inizio grande attenzione alle varie tematiche di attualità affrontate durante i laboratori. Hanno dato prova di grande maturità e sensibilità, sia nei vari dibattiti scaturiti durante gli incontri che nell’elaborato artistico finale. La sensazione che abbiamo avuto è che queste tematiche appassionino molti di loro, ma le occasioni per poter avere dibattiti di questo tipo non sono molto frequenti».
Il vostro bilancio?
«Più che positivo – concludono le ideatrici – abbiamo terminato questo ciclo di incontri con un senso di fiducia e speranza per il futuro. La cosiddetta “generazione Z”, rappresentata dai ragazzi con cui abbiamo avuto il piacere di lavorare, è una generazione dalla grande sensibilità e capacità di analisi, più di quanto i media o l’opinione comune ci porti spesso a pensare. Crediamo che a volte sia soltanto la difficoltà nel comunicare con questi ragazzi a creare pregiudizi o senso di incomprensione: una volta aver ricevuto il privilegio di entrare all’interno del loro mondo, chiunque rimarrebbe sorpreso dalla grande sensibilità».
Il progetto avrà un seguito? Sarà replicato?
«Per il momento stiamo pensando alla fase conclusiva del percorso: a fine aprile, i poster elaborati durante gli incontri pratici verranno mostrati in un’esposizione presso l’istituto. Questo momento rappresenterà per gli studenti la prova “finale” del loro essersi attivati come cittadini, e mostrerà ai loro coetanei a scuola come tutti noi possiamo farlo. È stata una bella esperienza anche per noi e saremmo felici di riproporre questi laboratori anche in futuro presso altri istituti scolastici».