Jesi-Fabriano

Impianto rifiuti alla Zipa, le opposizioni dalla cucina unica delle mense: «Jesi no»

Al progetto Edison le opposizioni dicono insieme il loro no riunendosi davanti alla cucina unica delle mense che, in zona industriale, sorge a meno di 250 metri dall’area interessata

Opposizioni alla cucina unica delle mense alla Zipa di Jesi

JESI – Sull’impianto di trattamento rifiuti e bonifica terreni che Edison vorrebbe realizzare alla Zipa, le opposizioni dicono insieme il loro no riunendosi davanti alla cucina unica delle mense che, in zona industriale, sorge a meno di 250 metri dall’area di via dell’Industria interessata dal progetto. Ad organizzare l’appuntamento sono le civiche Jesiamo, Patto per Jesi, Per Jesi, invitata e presente Fratelli d’Italia. «Jesi no» è il messaggio che ne esce, con la richiesta al sindaco Lorenzo Fiordelmondo di stoppare, sin da ora, il procedimento intorno al quale si terrà un Consiglio comunale aperto il 18 luglio prossimo, avviato in fase preliminare da Edison nella primavera 2023 e passato, nel marzo scorso, per la presentazione in Provincia dell’istanza per l’avvio del Paur, procedimento autorizzativo unico regionale.

Su sponda Jesiamo, Tommaso Cioncolini evidenzia: «A Jesi si pensa ad un impianto da 270mila tonnellate di rifiuti altamente pericolosi l’anno, quando in Italia ne esistono per 30mila. Bastano i soli numeri a prendere le distanze dal progetto». Sul quale, pure per Jesiamo, Marialuisa Quaglieri dice: «Inaccettabile, il sindaco si assuma la responsabilità di dire che il progetto non va avanti».

Per Jesi, con Francesco Rossetti: «Non si parla di un semplice insediamento produttivo ma di industria insalubre di prima classe, non c’è classificazione più alta. Non servono ulteriori approfondimenti, non va realizzata qui. E invece, mentre parliamo, c’è un procedimento che va avanti. Il recente incendio alla Baraccola dimostra come rischio zero non esista, il sindaco abbia il coraggio di dire lui di no, può farlo». Ancora Per Jesi, Matteo Sorana: «Mancano coerenza e trasparenza su una vicenda che si è aperta oltre un anno fa».

Giancarlo Catani, Patto per Jesi: «Il rischio che comporta è inaccettabile, si dia corso a tutti quegli strumenti di approfondimento con la città e coinvolgimento che lo Statuto prevede».

Antonio Grassetti (Fratelli d’Italia): «Questo un territorio attrattivo, lo mostra Amazon che lo ha scelto. Se accanto ad Amazon speriamo sorgano altre imprese analoghe, che faremo se al fianco di un impianto insalubre come questo, che pure ci ha scelto, ne vorranno nascere altri? Come potremo a quel punto dire di no? Il no va detto ora, a priori». Sempre da FdI, Milva Magnani, coordinatrice: «In iniziative simili, lo dice l’esperienza vissuta sul territorio, chi può assicurare sul fatto che ci saranno reali controlli?».

Jesiamo, con l’ex presidente del Consiglio comunale Daniele Massaccesi, prospetta nuove iniziative di coinvolgimento della cittadinanza, a partire da un volantinaggio.

Tra gli elementi che Jesiamo sottolinea: «Edison vuole realizzare un impianto in grado di raccogliere oltre 270 mila tonnellate di materiale, con un conferimento quotidiano di 1000 tonnellate al giorno. Non esistono precedenti in Italia. Gli stessi tecnici del Comune hanno affermato che un dimensionamento così non trova riscontro in Impianti analoghi in tutto il territorio nazionale. Vogliamo questo primato? Verrebbe costruito nel cuore della Zipa, vicino al nuovo centro cottura pasti, ed in un luogo dove, tutti i giorni, migliaia di lavoratrici e lavoratori si recano per le loro attività. Per farsi un’idea conviene comparare l’area individuata da Edison con le ubicazioni di due impianti simili: uno a Vado Ligure e l’altro a Codroipo, (Udine), il primo con dimensionamento di 100 tonnellate, il secondo dichiarato per meno di 10 (contro i 1000 che ci offre Edison). Si parla di rifiuti pericolosi, e tra questi l’amianto. Che l’esposizione alle fibre di amianto sia pericolosa non richiede altri approfondimenti e che la presenza di questo materiale, per quanto incapsulata e chiusa in big bags, possa determinare fattori di rischio per la salute pubblica è inevitabile. Anche se minimo, moltiplicando il rischio per il dimensionamento e per l’ubicazione, ci sono già le basi per poter prendere le distanze da un simile insediamento. C’è forse da approfondire ancora per capire che “questo territorio ha già dato troppo in termini di impatto”? Flussi di traffico: 55/60 mezzi pesanti e più di venti furgoni al giorno. Questi i numeri in dote con l’impianto. C’è ancora da approfondire?».

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