JESI – In occasione dei 40 anni della legge 194/78 che legalizza l’interruzione di gravidanza (I.V.G), il Coordinamento Regionale “194 Senza Obiezione” organizza un doppio appuntamento allo scopo di sensibilizzare sull’aborto farmacologico e la contraccezione gratuita.
«Una Legge voluta fortemente dalla società civile e sostenuta dalla donne e dai loro movimenti – spiega il Coordinamento, che si era presentato ad Ancona lo scorso mese di aprile – A quaranta anni l’applicazione della Legge non è garantita nella maggior parte delle
strutture sanitarie del Paese, compresa la Regione Marche dove l’obiezione di coscienza tocca il 70,1% delle strutture. In occasione di questo anniversario il Coordinamento Regionale “194 senza
obiezione” si fa promotore di una serie di iniziative territoriali per far conoscere le criticità di applicazione della Legge e per sensibilizzare l’opinione pubblica su alcuni temi quali, la contraccezione gratuita e l’aborto farmacologico».
Il Coordinamento, che abbraccia le principali città di tutte le Marche, rispetto a questi temi condivide la petizione lanciata
a livello nazionale dalla rete #moltopiùdi194: «La petizione è sottoscrivibile nei vari banchetti che organizzeremo nelle città e on-line sulla nostra pagina facebook “194 senza obiezione”.
Tra le iniziative in calendario a partire dal 22 maggio, riveste particolare rilievo lo spettacolo teatrale “Io obietto” che narra la tragica storia di Valentina Miluzzo morta a Catania nel 2016 per la non volontà di intervento dei medici. La rappresentazione si terrà giovedì 21 giugno a Jesi e venerdì 22 giugno a Senigallia». A Jesi il banchetto sarà in Piazza della Repubblica martedì 22 maggio dalle 17 alle 20.
Il Coordinamento denuncia, inoltre gli attacchi che da più parti stanno avvenendo contro la Legge, proprio in occasione del quarantesimo: «Sui muri di Roma e di altre città sono comparsi manifesti che collegano il femminicidio, all’interruzione di gravidanza e alla Legge 194 che la regola – continua il Coordinamento -. Una operazione mistificatrice che strumentalizza ai propri fini questa crescente violenza, ignorando volutamente le vere cause dei femminicidi, che risiedono in una cultura di possesso e di non determinazione della donna. Come Coordinamento regionale contrasteremo con ogni azione campagne discrminatorie e lesive dell’immagine della donna e dei suoi diritti, tra cui quello di scegliere liberamente sul proprio corpo».
Nella petizione si chiede “Al Ministero della Salute, alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, alla Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), ognuno secondo le proprie competenze, che vengano prese in considerazione le nostre istanze, nel rispetto della legislazione e del diritto alla salute delle donne, senza tralasciare di considerare il notevole impatto che queste misure produrrebbero sul risparmio economico e sull’efficienza dei servizi offerti dallo stato sul proprio territorio”.