Jesi-Fabriano

Il 25 Aprile, festa della Liberazione nella speranza di un futuro migliore (LE FOTO)

Due i momenti della commemorazione, il primo a carattere religioso con la messa ai giardini di Viale Cavallotti e l'altro con il corteo che si è snodato dall'Arco Clementino sino alla sede del comune di Jesi

L'omaggio del sindaco Massimo Bacci al monumento ai Caduti ai giardini di viale Cavallotti
L'omaggio del sindaco Massimo Bacci al monumento ai Caduti ai giardini di viale Cavallotti

JESI – La messa al Monumento ai Caduti, porta d’ingresso ai giardini di Viale Cavallotti, ha aperto le celebrazioni di questo 25 aprile, festa della Liberazione dal nazi – fascismo.

Il momento religioso ha preceduto, come da tradizione, quello civile, con il corteo che dall’Arco Clementino si è snodato verso Piazza Indipendenza, sede del Comune, dove il sindaco Massimo Bacci ha tenuto il suo discorso.

La funzione religiosa è stata officiata da padre Giulio Pase, rettore del santuario della Madonna delle Grazie. Al termine, il primo cittadino ha reso omaggio ai caduti con la deposizione di una corona.

Autorità, cittadini, rappresentanti di associazioni d’Arma e combattentistiche, delle forze dell’ordine, della sezione cittadina dell’Anpi, della Croce Rossa, di sindacati, partiti e movimenti, hanno quindi dato vita al corteo, preceduti dal suono della banda musicale Città di Jesi “G.B. Pergolesi”, diretta per l’occasione dal maestro David Uncini.

Altra deposizione di una corona all‘ingresso della sede comunale e, poi, all’esterno, il Sindaco ha tenuto un breve discorso nel quale ha declamato il nome di ogni partigiano jesino caduto, soffermato il suo pensiero sui 209 giovani cittadini partiti per il fronte e mai ritornati e i 65 civili uccisi prima della liberazione di Jesi, avvenuta 20 luglio 1944.

«Questa festa – ha detto – è una grande occasione per rafforzare i valori della democrazia, nel rispetto reciproco. Ma è anche spunto di riflessione, perché significa responsabilità, senso del dovere, impegno morale, esempio, scelta di campo».

Bacci ha puntato il dito contro il «vizio diffuso di scaricare le responsabilità» e l’aumento delle disuguaglianze.

«Che Paese stiamo costruendo – ha detto – se rivolgiamo il nostro pensiero a chi è morto per liberarlo, a chi ha offerto la propria vita per la giustizia e la democrazia?».

Il senso del 25 aprile, dunque, è quello di «costruire un Paese più giusto, assumendoci il dovere di farlo ognuno per le proprie competenze, perché non ci si può sempre lavare le mani. Un Paese dove far crescere e far restare i nostri giovani».

Parole che riprendono quello che a suo tempo disse Sandro Pertini e che ci piace ricordare: «Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame».

In assenza dell’oratrice ufficiale, Monica Minnozzi, consigliere nazionale Anpi, il vice sindaco Luca Butini ha letto una bella poesia di Marinella Cimarelli, “Ai giovani di oggi“.