JESI – Quota 40 mila non è più alla portata di Jesi. Seppur di poco, i residenti in città si fermano a 39.971, di cui 19.117 maschi e 20.854 femmine. È da tempo ormai che tale soglia non viene superata. Ciò è dovuto principalmente al crollo della natalità. Nel 2019, anno a cui si riferisce la rilevazione, sono morte 489 persone, a fronte di 254 bebè. Ma non solo. Si è stabilizzato infatti anche il flusso migratorio. I nuovi cittadini sono numericamente simili a quelli che se ne vanno.
Gli stranieri, provenienti da nazioni europee e non, sono 4.556. Fra le comunità più rappresentate, in ordine di grandezza, quelle della Romania, del Bangladesh, dell’Albania e della Nigeria. Vi sono poi alcuni paesi “rappresentati” a Jesi da un solo cittadino: è il caso della Finlandia, dell’Irlanda, di Singapore, di Malta, del Montenegro, di San Marino, della Svizzera, della Liberia, del Niger, del Sudafrica, della Tanzania, di Capoverde, del Madagascar, della Bolivia, del Guatemala, del Laos e della Malaysia.
«La questione è da tempo sotto la nostra lente d’ingrandimento – ha spiegato il sindaco Massimo Bacci, interpellato in consiglio comunale dall’opposizione -. Il problema, purtroppo, è generalizzato. Riguarda tutta Italia. Abbiamo commissionato uno studio ad hoc, Jesi in Progress, dove si evidenzia che negli ultimi 14 anni la città ha registrato una modesta crescita demografica. Ciò è dovuto esclusivamente alla popolazione straniera. Nel periodo analizzato, infatti, sono aumentati di circa 3 mila unità i residenti non italiani, mentre sono calati di oltre 2.100 unità quelli nati in questo paese. Ne siamo ben consapevoli».
Di qui al 2024, ha evidenziato inoltre l’amministrazione, saranno oltre settanta in meno i bimbi che entreranno nelle classi di Jesi per il loro primo giorno di scuola. Un dato che emerge dal raffronto fra gli iscritti al primo anno della primaria – le ex scuole elementari – che si affacceranno nelle aule il prossimo settembre e quelli che invece si può già prevedere, sulla base delle proiezioni predisposte dagli uffici comunali, faranno altrettanto fra quattro anni: 336 contro 265.