Jesi-Fabriano

Jesi e il caso della 44enne nigeriana che non lascia l’Urbani, Tribunale del Malato: «Tutelare la sicurezza»

Il coordinatore Liguori: «Situazione oramai completamente degradata, ci contattano utenti e personale. Continue le segnalazioni»

L'ospedale Carlo Urbani di Jesi

JESI – «Situazione oramai completamente degradata, costanti le segnalazioni che riceviamo dal personale e dagli utenti del Carlo Urbani. Possibile che non ci sia modo di trovare una soluzione?». È Pasquale Liguori, coordinatore del Tribunale del Malato di Jesi, a dire la sua sulla vicenda che si trascina da mesi della donna di origini nigeriane che staziona più o meno stabilmente nell’atrio dell’ospedale Carlo Urbani nonostante il divieto di ritorno nel Comune di Jesi e le reiterate denunce della Polizia. L’ultima di queste ieri 13 maggio ma di nuovo questa mattina, riferisce Liguori, la donna era ancora al Carlo Urbani, dove sarebbero tornati ad alzarsi i toni e si è registrato l’ennesimo intervento delle forze dell’ordine quanto al caso. «La signora era di nuovo lì – dice Liguori – e ancora la polizia è intervenuta, accompagnandola via a quel punto. È inconcepibile che la situazione non venga affrontata e risolta. Ci contattano pazienti ricoverati che riferiscono di essere stati svegliati di notte dalle urla, altri che all’accesso in ospedale si trovano davanti a queste continue scene. Il personale stesso, che deve trovarsi costantemente ad avere a che fare con una questione fuori controllo. Credo che la sicurezza, in tutti i sensi, sia degli utenti sia di chi lavora al Carlo Urbani vada infine tutelata».

Il caso tiene banco da diverse settimane: la donna, titolare di un regolare permesso di soggiorno, persi il lavoro e una sistemazione in centro – dove pure le segnalazioni da parte dei vicini di urla e comportamenti di disturbo avevano portato a trattare la questione in Consiglio comunale con una interrogazione presentata da FdI – si è sostanzialmente trasferita all’ospedale Carlo Urbani, rifiutando nel frattempo qualsiasi altra soluzione alternativa, pure prospettatale da più parti. E così si va avanti da tempo: la signora torna al Carlo Urbani, dove le forze dell’ordine intervengono e le contestano il fatto di non poter stare a Jesi, e quindi, dopo un più o meno breve allontanamento, la donna è di nuovo lì.

Chiede Liguori: «Il servizio di sorveglianza notturna non può intervenire? Avendo il compito, appunto nelle ore notturne, di allontanare dall’ospedale chi non ha titolo e autorizzazione a rimanerci, non possono farla uscire? Ho interpellato, sulla scia delle continue segnalazioni che ci pervengono, i responsabili della struttura sanitaria e mi hanno ripetuto più volte di essere al lavoro per cercare di far terminare questa situazione ma al momento novità non se ne sono viste».

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