Jesi-Fabriano

Jesi, allo sportello antiviolenza in aumento le minorenni

Da gennaio a novembre sono state trenta le donne che si sono rivolte alo sportello antiviolenza di Jesi, tra queste anche minorenni: «Questo è un dato nuovo: significa che gli uomini violenti sono giovanissimi, adolescenti», spiegano le volontarie

JESI – Contatti in aumento allo sportello antiviolenza: tra le donne che si rivolgono al servizio ci sono diverse minorenni. Se nei cinque anni precedenti era stata solo una la minorenne che si era rivolta al servizio, quest’anno sono già due le giovanissime vittime di violenza.

«Da gennaio a novembre siamo state contattate da trenta donne allo sportello antiviolenza: molti i casi nuovi e la presenza di minorenni, in aumento rispetto al passato», spiega Maria Traclò, psicologa e volontaria della Casa delle Donne di Jesi. «I numeri crescono perché sono di più le donne che contattano lo sportello – continua la professionista – La violenza è una costante ma c’è più forza nel denunciare o chiedere aiuto, ma anche semplicemente nel chiedere informazioni (al numero 366 4818 366) per tentare di uscirne. Aumenta la capacità di emancipazione, soprattutto se l’argomento è sostenuto a livello istituzionale».

Le donne che si sono rivolte allo sportello quest’anno sono 30, due minorenni, la maggior parte italiane. «Le giovanissime, in aumento rispetto al passato, sono vittime di violenza fisica e psicologica – continua Maria Traclò – Questo significa che gli uomini violenti sono giovanissimi, adolescenti. Questo è un dato nuovo: sono ragazze molto giovani vittime del fidanzatino. Subire una violenza a questa età significa, dal punto di vista psicologico, avere difficoltà relazionali, sono episodi che possono avere conseguenze anche nella costruzione di una relazione futura. Non va dimenticato inoltre che nel rapporto tra i genitori la violenza la subiscono anche i figli».

Per sensibilizzare i più giovani sulla violenza di genere, le volontarie del Centro tengono dei corsi nelle scuole: «L’aumento di ragazze minorenni allo sportello si percepisce – evidenzia Paola Moreschi, altra volontaria del Centro – I più giovani hanno un concetto malsano della gelosia: prendere uno schiaffo perché il fidanzato è geloso viene vissuta e percepita come una cosa normale. In molti, sia femmine che maschi, sono informati sulla violenza maschile ma ne parlano in maniera deviante e percepiscono alcune dinamiche relazionali come normali, ecco allora che la gelosia è una manifestazione d’amore, che uno schiaffo significa “ti voglio bene” e che amore e possesso sono la stessa cosa. È difficile far passare un messaggio diverso perché queste convinzioni sono frutto di un messaggio che viene dalla famiglia e dalla società, che è molto radicato nella nostra cultura. Soprattutto alle superiori si vede quanto ha il contesto culturale e familiare ha influito».

La violenza di genere nasce da basi culturali «non è frutto di una patologia – sottolinea la psicologa – È una condizione culturale, la stessa base che ci spinge a reagire alla denuncia di un episodio di violenza con scetticismo: le reazioni alle denunce nel mondo dello spettacolo sostengono la violenza, non le vittime».

Il Centro è stato fondato ormai dieci anni fa da volontarie, professioniste formate sulla violenza di genere: «Il prossimo anno scade la convenzione con il comune per la gestione dei locali comunali – spiegano le volontarie – Con questa scadenza è difficile programmare e fare progettualità».