JESI – Il 2023 è l’anno del ventennale della morte di Carlo Urbani, il medico marchigiano in servizio all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che fu tra i primi a rendersi conto della comparsa del virus della Sars nel 2003 e che morì a causa dell’infezione nello sforzo di contenerne la diffusione.
Nel nome del medico che nel 1999 ritirò il Premio Nobel per la pace a Oslo per conto di Medici Senza Frontiere, della cui sezione italiana era presidente, sono stati intitolati ospedali, giardini, vie, scuole e sono stati realizzati libri, racconti illustrati, musei, come quello recentemente inaugurato a Castelplanio, sua città natale, dal Comune e dell’Aicu Associazione italiana Carlo Urbani.
Oggi vede la luce un nuovo spettacolo, Goccia dopo goccia, che racconta la vita del medico dei poveri a un pubblico di bambini, ragazzi e adulti.
Lo produce la compagnia marchigiana Teatro Giovani Teatro Pirata – impresa sociale, in collaborazione con Aicu Associazione Italiana Carlo Urbani. Il testo è di Francesco Niccolini, la regia di Simone Guerro, in scena Sandro Fabiani, tecnico audio e luci Fabio Dimitri. Lo spettacolo è patrocinato da Aicu, e sostenuto da Fondazione Carifac. Si ringrazia il Comune di Montecarotto per aver ospitato presso il Teatro Comunale la residenza di creazione dello spettacolo.
Lo spettacolo sarà presentato in anteprima a Jesi (An), giovedì 13 luglio, alle ore 21,30 presso la Casa Avis di Via Guerri 5, nell’ambito di “Ambarabà, 25° Festival di Teatro, Laboratori, Arte e Natura” (ingresso solo spettacolo: € 8 – Prenotazioni: al 334.1684688 dal lunedì al venerdì dalle 09 alle 13).
Dopo l’anteprima, sarà presentato nei teatri italiani e nei festival di settore.
«Nato da una chiacchierata con Francesco Niccolini, che a partire dalla storia di Carlo Urbani ha elaborato il racconto di Marco Paolini (nell’ambito della serie RAI La Fabbrica del Mondo), Goccia dopo Goccia ora è un nostro spettacolo», spiega il regista Simone Guerro. «È un volo intorno al nostro pianeta sempre più piccolo e indifeso. Un volo che atterra sulla storia di Carlo Urbani, medico sconosciuto ai più, celebre nella comunità scientifica. Nel 2003 arginò da solo il mondo dall’epidemia della Sars. È lui che diede questo nome al virus, che inventò il protocollo che abbiamo usato durante l’epidemia di Covid 2. E ci rimise la vita. La sua storia è un unico tra uomo e scienza, umanità e ambiente. Il nostro pianeta è appeso a un filo nell’arco della storia».
Raccontare la vita e il sacrificio di Carlo Urbani significa riflettere sul presente, sul coraggio di uomini di scienza e rinnovare la denuncia contro il malfunzionamento del sistema delle multinazionali farmaceutiche, che sono pronte a investire grandi capitali per qualunque farmaco serva ai ricchi occidentali, ma lasciano morire delle malattie più banali milioni di bambini del terzo mondo che non possono pagarsi cura da pochi centesimi: questa fu la grande battaglia di Carlo Urbani fino al suo ultimo mese di vita.
Per come si svolgono i fatti, siamo di fronte a un grande racconto tragico, che può trovare nella narrazione un grande strumento epico di conoscenza e diffusione, a partire dal pubblico giovane.