JESI – Integrarsi attraverso sguardi, sorrisi e parole. Conoscersi raccontando la propria vita. Abbattere i pregiudizi. Si chiama “A-f-Fidarsi” il progetto coordinato dall’Azienda Servizi alla Persona che coinvolge alcuni giovani richiedenti asilo provenienti da Gambia, Senegal, Nigeria e Libia e cinque anziane ospiti della casa di riposo di Jesi. Una serie di incontri settimanali con l’obiettivo di avvicinare due mondi agli antipodi per età, provenienza, status sociale e culturale.
I richiedenti asilo fanno parte del progetto Siproimi (ex Sprar) denominato “Ancona Provincia d’Asilo”, gestito appunto dall’Asp Ambito 9, di cui il Comune di Jesi è titolare. Si svolge nei locali della casa di riposo di via Gramsci e prevede attività quali il racconto verbale di storie di vita vissuta attraverso l’ausilio di immagini e materiale fotografico, laboratori di cucina attraverso lo scambio di ricette, dei procedimenti, della preparazione e degli assaggi in clima di convivialità, volte a creare una relazione tra i beneficiari e gli ospiti. Nel corso del primo incontro, dopo un primo momento di presentazione e conoscenza reciproca, gli anziani hanno raccontato le loro storie personali con il supporto di immagini storiche.
«In questo contesto – spiegano dal Comune – si è rotto il muro della diffidenza e si è compiuto un primo passo verso l’altro, non più così sconosciuto: due mondi che ora sono sicuramente più vicini».
Il progetto Siproimi (ex Sprar) è il primo in Italia per numero di Comuni coinvolti – ben 22 dislocati in tre ambiti territoriali sociali – e terzo per numero di posti in accoglienza: 492 dedicati a uomini soli, donne con minori e famiglie. L’ente attuatore è un raggruppamento temporaneo d’impresa composto da Coos Marche Onlus, Cooperativa Sociale Polo 9, Associazione Anolf Marche, con capofila la Cooperativa Sociale Vivere Verde Onlus. Il sistema Sprar rinominato recentemente, dal “Decreto Salvini”, Sistema di Protezione per Titolari di Protezione Internazionale e Minori Stranieri Non Accompagnati (Siproimi) garantisce “un’accoglienza emancipante” attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento sociale, lavorativo e abitativo.