JESI – Ripristinare il Fondo solidarietà indistinto per il sociale. Questa la richiesta che arriva dall’Asp Ambito 9 e rivolta alla Regione Marche.
Non più erogato dal 2015, il Fondo indistinto per il sociale oscillava tra i 5 e i 10 milioni di euro che andavano a finanziare i 23 ambiti territoriali delle Marche. «Per noi – spiega Sergio Mosconi, presidente dell’Asp – una cifra che va dai 350mila ai 500mila euro all’anno: si tratta di una fondo indistinto, cioè non specifico che viene utilizzato per l’attività ordinaria, anche pagare li stipendi. Il rischio di non pagare gli stipendi non c’è ma si tratta di lasciare nella precarietà una decina di persone che seguono progetti che hanno termini temporali come alcuni progetti dedicati alla povertà, o come il Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione, ndr)». Il Fondo arriva dallo Stato alle Regioni che lo distribuiscono: il nodo per l’Ambito 9 è che viene ripartito su progetti specifici, lasciando di fatto sguarniti quelli temporanei.
«Dalla Regione su questa questione c’è un silenzio assordante – continua Mosconi – Abbiamo il sostegno di molti sindaci del territorio, la questione è seria: si fa difficoltà a fare programmazione che è fondamentale in un settore come il sociale che ha moltissime richieste perché i bisogni sono crescenti». Con il Fondo infatti, venivano sostenute le spese per il personale d’ambito ed altre questioni organizzative, oltre ad interventi nel territorio: «Senza Fondo si favorisce una struttura organizzativa precaria – aggiunge il direttore Franco Pesaresi – Le competenze degli Ambiti sono costantemente aumentate ma contestualmente sono scomparsi i finanziamenti per garantire la loro organizzazione. Questo mancato ripristino ha mantenuto nel territorio regionale altissimi livelli di precariato». Numeri alla mano il personale precario negli ambiti territoriali sociali delle Marche era di 151 unità nel 2014, tre anni dopo nel 2017 era di 152 unità.
«Non chiediamo risorse in più – conclude Mosconi – chiediamo che il Fondo venga finanziato riducendo risorse per altri settori, perché potrebbero essere sfruttate meglio. La scelta è obbligata, non si può dare attuazione alle attività nei vari settori se non c’è una organizzazione che se ne occupa». Il fondo indistinto era finanziato fino al 2014 dallo Stato con il Fondo nazionale politiche sociali «e così rimarrebbe se la Regione deciderà di ripristinarlo».