JESI – Ritrovare Jesi attraverso gli occhi della memoria. Quella città che ha percorso gli anni del dopoguerra «quando si era felici con poco anche perché solo di quel poco la gente doveva accontentarsi».
Il libro di Fabio Bertarelli, “Immagini e racconti jesini” è ormai introvabile, frutto di una sua “fatica” letteraria risalente al 1992, quando fu stampato per il “Centro studi jesini”.
Già professore di ragioneria al “Cuppari”, docente di economia alla Libera Università per Adulti di Jesi e presidente del club Nova Aesis, Bertarelli da tempo si dedica alla narrativa e al teatro.
Il volume e il suo autore sono stati protagonisti del primo incontro stagionale del circolo “Contardo Ferrini” ieri, sabato 30 settembre, presso la sala dell’Azione Cattolica di Piazza della Repubblica.
L’autore e il presidente del sodalizio, Nazzareno Santoni, si sono cimentati nella lettura di alcuni passi dei 19 racconti che compongono la raccolta, racconti che descrivono con precisione di dettagli e un velo di «nostalgica fantasia», scene di vita cittadina, luoghi, personaggi, fatti e anche leggende. In un arco di tempo – tranne un racconto, “L’adozione“, collocato a cavallo del ‘900 – che abbraccia gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso.
Ripa Bianca, i numeri del diavolo a mezzanotte, i paccatori
Nei 19 racconti scorre la Jesi con la voglia di cancellare lutti e rovine che il conflitto mondiale aveva arrecato «ed era prorompente in tutti un immenso desiderio di vivere. Si respirava un clima d’attesa di qualcosa di nuovo, di positivo, seppure temperato dal timore di staccarsi da quell’ancora di salvezza costituita dalla tradizione».
Ne “La leggenda di Ripa Bianca“, ispirato a una credenza popolare allora molto in voga a Jesi, Bertarelli racconta che tra i calanchi sovrastanti l’Esino si trovava un antro dove il diavolo, a chi gli offrisse in cambio la propria anima, concedeva favori. Tra i quali, a mezzanotte, anche i numeri del gioco del lotto. Un giovane ci provò. E, si dice, vinse.
I paccatori, invece, rappresentavano i “paladini del cambiamento”, i cow boy – ai quali si ispiravano dai film in voga – di casa nostra. Giovani alternativi, spacconi, appunto, con basettoni, ciuffo prominente, pantaloni stretti alle caviglie e per cavallo la Lambretta. Il Western americano ispirava la voglia di libertà e di avventura. Come api che volavano di fiore in fiore, soprattutto con le ragazze.
I 19 racconti
Nei 19 racconti personaggi caratteristici riprendono vita – “il Veneziano” con la sua bici a tre ruote sulla quale poggiava il carretto dei gelati – e le filandaie con le loro canzoni d’amore, di preghiera, di protesta. Momenti, situazioni, luoghi, ritornano dal passato, come le sere senza televisione, le strade con poche auto e con l’unico semaforo ai piedi via Garibaldi, l’estate al fiume o sotto casa a chiacchierare, le botteghe, le feste.
Il ricordo del soldato inglese John, che di fronte ai bambini affamati, pronti con la gavetta a raccogliere gli avanzi della truppa, versò ai loro pedi una pentola piena di brodo.
Questi i titoli: Le filandaie – La festa delle campanelle – Sere d’estate – I paccatori – La vecchia di mezza Quaresima – La pista da ballo del “Caffè di Checca” – Un gelato… sudato – La fresca acqua del Tornabrocco – Il semaforo nell’incrocio del Borgo – L’albero della cuccagna alla festa di San Giuseppe – Lo strillone col megafono – La scivolata sulla neve giù per il dirupo del Montirozzo – Il fiume vivo – La tombola di San Settimio – Le vacanze degli studenti di una volta – La leggenda di Ripa Bianca – John – Suor Letizia – L’adozione.
L’adozione, una storia tragica
È l’unico racconto – vincitore del primo premio al concorso letterario “Giovanna Geraci” di Enna, nel 1987 – che va ancora più indietro nel tempo, riportandoci ai primi del ‘900 nel contado jesino.
Ispirato a una storia vera che vide come protagonista la nonna di Fabio Bertarelli il quale, nel leggere e raccontare, si è commosso sino alle lacrime.
«Una storia di autentica povertà – scrive l’autore – ove i sentimenti sono spesso soffocati dai bisogni primari per la sopravvivenza e prevaricati dai privilegi di classe. L’amore materno, pur messo a dura prova dagli eventi, avrà la meglio e ne uscirà ingigantito fino alle più alte vette del sacrificio, sorretto da quella forza di origine divina che lega la donna alle proprie creature».