Jesi-Fabriano

Botte alla compagna incinta, condannato ed espulso dall’Italia: «Le ho dato solo uno schiaffo»

Un calvario durato tre anni per una 41enne che aveva accolto in casa sua, a Jesi, un 36enne originario di Capo Verde, conosciuto in vacanza, e del quale si era innamorata. L'uomo dovrà scontare, in primo grado, 2 anni e 4 mesi per maltrattamenti e lesioni aggravate

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JESI – Picchiata, anche quando era incinta, perseguitata per gelosia e minacciata se non gli dava i soldi che usava per giocare alle macchinette. Un calvario durato tre anni per una 41enne che aveva accolto in casa sua un 36enne originario di Capo Verde, conosciuto in vacanza, e del quale si era innamorata. Oggi l’uomo è stato condannato in primo grado, al tribunale di Ancona, a 2 anni e 4 mesi più l’espulsione a fine pena che passerà in carcere. Il pm aveva chiesto tre anni e sei mesi. «Non ero geloso, non la picchiavo – ha detto in aula l’imputato, sentito prima della sentenza del giudice – una volta le ho dato uno schiaffo. Ho sempre cercato lavoro ma non lo trovavo».

Per la donna la fine di un incubo. In una delle aggressioni aveva subito anche la chiusura della bocca con lo scotch prima che il capoverdiano le tirasse addosso un coltello che era riuscita a schivare. Il 36enne era finito a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Residente nella città di Federico, è tornato in carcere a Montacuto. Le manette per lui erano scattate il 23 agosto per l’escalation di violenza nei confronti dell’ex compagna, che si è costituita parte civile nel processo, assistita dall’avvocato Andrea Boria.

Il 36enne avrebbe picchiato la donna in più occasioni, anche durante la gravidanza e in presenza della figlia minorenne. Anni di continue vessazioni con minacce di morte. Lui seguiva la ex compagna al lavoro, si appostava sotto la sede e le confiscava il cellulare per non farglielo usare. Una furia scatenata, stando alle accuse, dettata per lo più dalla gelosia e durata da luglio 2014 ad agosto 2017, quando è accaduto il fatto più grave. L’ex compagna è stata sbattuta a terra e stretta al collo. Il 36enne le ha poi chiuso la bocca con lo scotch, e lanciato addosso un coltello e una bottiglia che la donna riuscì a schivare. Fuggita a casa del padre, il 36enne l’avrebbe raggiunta e chiesto denaro al genitore per fermare così gli episodi persecutori.

In aula il capoverdiano era difeso dall’avvocato Simone Matraxia. Quattro anni fa, prima andare a vivere con la 41enne, il 36enne era stato arrestato a Monza per maltrattamenti nei confronti della ex moglie e alla quale era arrivato a staccarle un orecchio a morsi.

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