Jesi-Fabriano

Cinquanta anni di satira con gli Onafifetti

Nozze d'oro tra gli Onafifetti (Giovanni Filosa, Piergiorgio Memè, Mario Sardella, al piano Marta Tacconi) e la città di Jesi. Venerdì 18 maggio al Teatro Pergolesi il loro nuovo spettacolo dal titolo "Ridendo e scherzando, 50 ne fo!”, special guest Corrado Olmi, conduce Pino Strabioli

Marta Tacconi, Giovanni Filosa, Mario Sardella, Ugo Coltorti e Piergiorgio Memè al Teatro Pergoelsi per la presentazione dello spettacolo degli Onafifetti

JESI – Un punto di arrivo e di partenza, il Teatro Pergolesi. Cinquanta anni dopo quel  “Per chi c’era, per chi non c’era” che segnò nel 1968 l’esordio in città del mordace cabaret degli Onafifetti, la saga prosegue dopo ‘anta’ e più spettacoli ancora al ‘massimo’ cittadino, con un nuovo pungente spettacolo “Ridendo e scherzando, 50 ne fo”. Scritto, diretto e interpretato dagli Onafifetti – alias Giovanni FilosaPiergiorgio MemèMario Sardella, con Marta Tacconi ‘anche’ al piano – lo spettacolo celebra le nozze d’oro del gruppo con la città, da sempre principale bersaglio di dardi simpaticamente avvelenati, con i suoi personaggi, le sue magagne, le sue virtù. Lo spettacolo andrà in scena il 18 maggio ore 21,15 presso il ‘Pergolesi’, con il patrocinio del Comune di Jesi e in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini. Per questa serata, condotta da Pino Strabioli, giornalista, scrittore e regista, e con la partecipazione straordinaria di Corrado Olmi, gli Onafifetti hanno pensato di invitare ed interagire con quanti, in un modo o nell’altro, hanno collaborato ai loro spettacoli (attori, tecnici, management, ecc.) e anche personaggi delle istituzioni, del mondo della cultura, politica e società in genere, in rappresentanza delle categorie oggetto in questi decenni della loro satira. La scenografia, a cura di Elisabetta Salvatori, avrà un appeal particolare, che renderà la serata un evento/spettacolo diverso dalle solite recite. Ci sono poi le video immagini di Giorgia Gagliardini, le luci di Simone Caproli, la collaborazione tecnica Luciano Ciarrocca – da cinquant’anni sempre dietro le quinte del gruppo come ‘colonna tecnica’ e tuttofare – e per le riprese video ci sarà Michele Magliola.

Oggi, nelle sale Pergolesiane del Teatro Pergolesi, gli Onafifetti hanno presentato il nuovo spettacolo, con un ricordo speciale per quanti hanno accompagnato fino ad oggi il loro viaggio artistico. L’assessore allo sport, al turismo e al commercio Ugo Coltorti ha introdotto l’incontro portando i saluti dell’amministrazione: «Dopo la notizia che Roberto Mancini è il nuovo commissario tecnico della nazionale – ha detto – la seconda notizia del giorno è che gli Onafifetti celebrano il loro cinquantennale, e non si può non raccontare un evento come questo! Gli Onafifetti, come Federico II, fanno parte della jesinità», ha scherzato.

Ma come è iniziata la storia degli Onafifetti?
«Era una notte buia e tempestosa…», hanno esordito citando l’incipit più famoso delle strisce di Snoopy (in verità dello scrittore Edward Bulwer-Lytton). «A quei tempi fiorivano le rivoluzioni, si ascoltava Joan Baez e Bob Dylan, amavamo De andrè, il cantautorato d’impegno, i Dischi del Sole, e nel 1967 con la voglia di sorridere che avevamo, io Mario e Pat Capogrossi detto ‘Zoccò’ pensammo di creare un gruppo musicale chiamato Crear Guaios. Avevamo capito che lo Stivale ha bisogno, per essere vivo, di massicce iniezioni di satira e sberleffi, sani e e salutari. Il debutto degli Onafifetti fu nell’aprile del 1968 al Pergolesi con Per chi c’era, per chi non c’era (canzoni di protesta e sociali, in prevalenza), con noi era Viscardo Pierpaoli. Poi nel 1969 uscì il film Satyricon e così abbiamo scritto un nuovo spettacoli, Jesiricon con la formazione che ci ha accompagnato per tanti anni: Giovanni, Mario, Piergiorgio, e Carlo Javarone che oggi non c’è più e che ricordiamo con immenso affetto. Al pianoforte, per tanti anni, ci hanno seguito Carlo Morganti, Luca Pierpaoli, ed ora Marta Tacconi. Abbiamo girato, fatto tournée, scritto spettacoli fino ai giorni nostri, preso premi in giro per l’Italia».

C’è uno spettacolo, tra i tanti, che ricordate con maggiore affetto?
«Dovrebbe essere sempre l’ultimo, oppure il prossimo. Dire il primo sarebbe troppo facile, ci ha aperto la strada ad una carriera lunga. Ma, salute permettendo, andremo avanti. Imperterriti. Perché la satira è giornaliera, e non mancano occasioni per pungolare i potenti, ieri come oggi»

Che spettacolo vedremo il 18 maggio?
«Sarà uno spettacolo evento, di teatro cabaret ma non solo. Vi presentiamo nella prima parte la nostra storia teatrale che dura da mezzo secolo, con una ricognizione musicale sui vari decenni attraverso le storie che abbiamo raccontato con il sorriso. Per questa serata, che sarà condotta da Pino Strabioli, giornalista televisivo, grande esperto di teatro, scrittore e regista, interagiremo con quanti, in un modo o nell’altro, hanno collaborato, durante questo mezzo secolo, ai nostri spettacoli, e anche personaggi delle istituzioni, del mondo della cultura, politica e società in genere, in rappresentanza delle categorie oggetto della nostra satira. Nella tribuna allestita per l’occasione sul palcoscenico del Teatro Pergolesi sarà anche Corrado Olmi, artista e uomo di teatro incontenibile, che porterà a nostro rischio e pericolo un brano dal titolo evocativo, ‘I culi d’Alba’. Si entra poi nel secondo tempo, in un alternarsi tra conversazioni e nuovi brani musicali sugli argomenti dei giorni d’oggi. Si dialogherà con la statua di Pasquino sulla politica jesina, parleremo di città Regia in Romolo e Remo, degli ultimi fatti della cultura e del Teatro Pergolesi in Via coll’evento, della politica nazionale con I tre moschettieri Berlusconi-Salvini-Meloni con D’artagnan-Di Maio. E tanto altro…»

Marta Tacconi debutta in questo spettacolo in una nuova veste…
«Non sarò solo pianista – racconta Marta – ma mi metterò alla prova anche recitando e cantando. Mi metterò in gioco con il sorriso, divertendomi insieme a loro».

Cinquanta anni di politica vista dagli Onafifetti. Cosa è cambiato?
«C’è una differenza enorme tra ieri e oggi, sono cambiati i tempi e non ha senso dire oggi ‘meglio’ o ‘peggio’ di ciò che era una volta. È cambiato anche il modo di fare satira: oggi noi cabarettisti sembriamo un po’ demodé, la satira si confonde con la comicità (che è altra cosa…) e si fa per forza in televisione. Il senso di quel cabaret fatto un tempo in cantina – allusivo, pungente – oggi sfugge, ma noi continuiamo a proporlo alla nostra maniera, facendo satira sul potere e mettendoci le storie che invitano a riflettere, con il sorriso».