JESI – «Attivare ogni necessaria procedura per veder attribuita (o riattribuita) a Jesi, e se previsto o dovuto anche dalle competenti Autorità, il titolo di “Regia Città” o “Città Regia”, così riappropriandosi di quella che era stata una importante peculiarità, nel tempo, della nostra città». È quanto chiederà in aula consiliare, sotto forma di mozione da mettere al voto, il presidente Daniele Massaccesi, in occasione della seduta del prossimo 27 ottobre. Un’idea che però divide la città fra favorevoli e contrari. Ma quali sono le intenzioni del promotore? Ecco le sue risposte.
Presidente Massaccesi, perché è utile il titolo di “città regia”?
«Perché dà prestigio e risonanza, anche mediatica, alla città. È una opportunità di rilancio e favorisce la promozione delle tante ricchezze del territorio, sicuramente coinvolte ed interessate da questa iniziativa».
Secondo gli storici locali, Jesi non ha mai vantato tale riconoscimento. Non rischia di essere, oggi, anacronistico?
«Niente è anacronistico, specie se supportato da ragioni che attualizzano una scelta, anche quella di “rispolverare” un titolo che era della città e che, forse con un po’ di leggerezza o forse per motivazioni politiche, si è voluto dismettere nel secondo dopoguerra».
A detta degli oppositori, Jesi ha una forte tradizione repubblicana e democratica, dunque questo titolo rischia di stonare. Lei cosa ne pensa?
«Premesso che il titolo di “città regia” non è legato, come è ben noto, a Casa Savoia, io credo che le radici e le tradizioni non vengano svilite o tradite da un titolo che ha ragioni diverse, e motivazioni diverse da ideali o principi: non c’è alcuna volontà di restaurazione, specie monarchica. Si tranquillizzino tutti».
Da sinistra dicono che questa è l’idea di un esponente di destra, come risponde?
«Il solito ritornello, ed il gioco delle parti in cui non cado: è semplicemente una idea, una proposta per la città, fatta con affetto».
A questo punto le chiedo un appello affinché la mozione venga approvata..
«È una occasione per rilanciare la città, per vederla crescere, utilizzando le risorse che ci sono per un auspicato cambiamento e per vederle ulteriormente valorizzate. Anche mediaticamente l’impatto potrebbe essere forte, contribuendo a quell’opera che il pubblico, grazie pure all’impegno di privati in altri modi e settori, sta cercando di realizzare per la propria comunità. E il tutto, me lo si conceda, a costo zero, e con benefici sicuri: perché rinunciare? L’auspicio sarebbe quello di non dividersi ed anzi di vedere condivisa la mozione, ed il senso che l’ha motivata».