Jesi-Fabriano

Jesi città regia: storia, leggenda e sentimento di una comunità

Lo storico jesino Marco Torcoletti ricostruisce le vicende che oggi stanno alimentando il dibattito cittadino, “acceso” dalla proposta del presidente del consiglio comunale Daniele Massaccesi

Lo storico Marco Torcoletti (foto di Augusto Giglietti)

JESI – Prosegue il dibattito sull’intitolazione di Jesi “Città regia” proposta dal presidente del consiglio comunale, Daniele Massaccesi. Il prossimo 27 ottobre l’aula consiliare sarà chiamata a votare la mozione, che impegna appunto l’amministrazione Bacci ad impegnarsi in tal senso. Molto probabile il voto contrario dell’opposizione, con in testa il movimento Jesi in Comune. Anche la città si divide. Ma qual è la genesi di questo titolo? A spiegarlo è lo storico locale, nonché giornalista e scrittore, Marco Torcoletti.

«La proposta del presidente del consiglio comunale – chiarisce Torcoletti – andrebbe valutata sotto un duplice punto di vista: storico e turistico. Il mito della fondazione da parte del re Esio convinse alcuni autori del Cinque e Settecento, da Grizio ai fratelli Baldassini, che la città fosse regia sin dalle origini. L’iscrizione sullo stemma del palazzo della Signoria, della fine del XV secolo recita: “Il re Esio lo diede (il leone), Federico imperatore incoronollo, la Repubblica (jesina), essendo pontefice Alessandro VI, lo pose”. Eppure, già il medievalista Antonio Gianandrea osservava come non vi fossero documenti comprovanti alcuna concessione da parte dello Svevo. Tra l’altro, prima del XVI secolo, la città veniva definita nelle carte pubbliche solo come “magnifica civitas Aesis” e successivamente “illustrissima”. Durante il Ventennio, il podestà Augusto Amatori si batté perché il titolo di ‘regia’ fosse riconosciuto ed emise anche una ordinanza. Tutto però inutilmente perché il crisma dell’ufficialità non giunse dalla consulta araldica e l’ultimo tentativo, presso il Ministero della Real Casa, si chiuse nell’assenza di una risposta. La questione sembrò concludersi con il sindaco Pacifico Carotti, nel secondo dopo guerra, che abolì il titolo d’accordo con i colleghi amministratori. A mio avviso, nel breve saggio “Jesi città regia” di Raffaele Molinelli, il grande studioso coglie un aspetto che va oltre la dimensione probatoria delle fonti ed è quello che attiene al sentimento di una comunità, alla sua tradizione popolare e culturale, tale per cui l’Amministrazione comunale potrebbe tranquillamente, con una delibera, rimettere sui suoi atti la dicitura di ‘Jesi città regia’. Ben venga poi che la cosa possa dare seguito a successive operazioni di promozione turistica, in linea con la recente riscoperta della figura dell’imperatore».