JESI – Dal fondo di un palcoscenico di vestiti accatastati s’innalzano le note di attori e coristi che interpretano ebrei deportati ed SS, kapò e testimoni sopravvissuti al campo di sterminio. Sono schiere di donne e uomini “senza vestiti, senza scarpe, senza capelli”, identificati da divise o stemmi da cui però, di tanto in tanto, si staccano i singoli, con le loro storie personali, mai abbandonate all’oblio. Questa la cornice del recital “Musica per la Vita”, all’interno del quale è stata ufficialmente conferita la cittadinanza onoraria jesina alla senatrice a vita Liliana Segre, tra gli ultimi testimoni viventi della Shoah, domenica scorsa, 2 febbraio, presso il Teatro Pergolesi.
Lo spettacolo, scritto e realizzato dalla Corale Santa Lucia, diretta da Maria Beatrice Calai, è stato arricchito dalla partecipazione del gruppo di Danze popolari internazionali “Danzintondo” di Lorena Gresta, esibitosi in coreografie eseguite sui canti della tradizione ebraica e colonne sonore di film ispirati alla memoria delle persecuzioni.
Tra i personaggi interpretati da attori e coristi si sono succeduti sul palco Anna Frank e Primo Levi. Ma anche l’ “amore nascosto e disperato, fatto più di ombra che di luce” tra l’ebrea tedesca Sarah Goldman e il giovane Franz, una SS del campo di Terezin. E poi le storie di Fania Fénelon, ebrea salvata dalla musica e dalle sue capacità canore, e, agli antipodi, quella di Alma Rosè, nipote di Gustav Mahler e direttrice dell’orchestra del lager. Presentata come una donna crudele e senza pietà, è una donna che si dimentica delle sue origini ebraiche, esaltata dal mito della musica al pari del mito del nazismo.
In chiusura una Liliana Segre prima bambina deportata di 8 anni, poi adulta che dedica la sua vita alla testimonianza e all’impegno civile e culturale della memoria. “Sentinella contro tutte le forme di discriminazione e ingiustizia”, come recita il documento approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Jesi per il conferimento della cittadinanza.
Il documento è stato letto alla presenza del Sindaco Massimo Bacci e dell’Assessore alla Cultura Luca Butini, dal Consigliere Comunale Giovane Aggiunto Thomas De Alcubierre, ricordando la Segre come “donna di pace e di cultura” che “ha saputo resistere alle logiche del male ed incarnare la speranza, divenendo luce che orienta le coscienze anche nelle fasi più tristi della storia”. Un vero e proprio “simbolo della tutela e del riconoscimento dei diritti fondamentali della persona”.
Infine il momento più atteso: la lettura, da parte dell’assessore Butini, della lettera che Liliana Segre ha indirizzato a tutti i cittadini e le cittadine di Jesi, con un suo sentito ringraziamento. Queste le sue parole: «Una cittadinanza onoraria è un atto che istituisce un legame ed una empatia, che sono sempre cifra di umanità e di idem sentire civile oltre che civico. Sono dunque ben felice di potermi dire da oggi vostra concittadina. È un piacere ed un onore condividere con voi i sentimenti democratici e antifascisti che storicamente sono appannaggio della terra marchigiana».