JESI – «Ospedale e sanità di Jesi sono fra i più importanti della regione, con professionalità di alto profilo e Dea di primo livello per quattordici specializzazioni. A Jesi, per i nuovi Ospedale e Casa della Comunità, destinato il più alto degli investimenti da attuare coi fondi Pnrr, per 7,3 milioni, cui aggiungere la risorse destinate all’acquisto di arredi e attrezzature. Qui la recente spesa di 1,9 milioni per una Tac di ultima generazione, ne seguiranno di ulteriori». Lo ha rivendicato, intervenendo nel Consiglio comunale aperto di oggi 23 febbraio a tema “Ospedale Carlo Urbani e sanità territoriale della Vallesina anche alla luce della nuova riforma”, l’assessore regionale Filippo Saltamartini. L’assessore, con riferimento proprio agli Ospedale e Casa della Comunità destinati a sorgere nei pressi dell’Urbani su aree di proprietà del Comune, ha appunto sollecitato quest’ultimo alla cessione del diritto d’uso delle stesse, «la progettazione è già stata affidata, a settembre saremo pronti a partire come pure con gli investimenti da 560mila euro per l’ampliamento del pronto soccorso dell’Urbani».
Carenze di personale e sanità territoriale, liste d’attesa, effetti della riforma in atto che ha eliminato l’Asur unica e creato cinque Ast provinciali, sono stati al centro degli interventi di sindacati, addetti ai lavori, consiglieri comunali, realtà come il Tribunale del Malato e il Comitato per la difesa dell’ospedale in un confronto dai temi pacati e conclusosi all’insegna della cortesia istituzionale fra l’assessore Saltamartini, accompagnato dalla commissaria straordinaria dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona Nadia Storti, e il sindaco Lorenzo Fiordelmondo.
Sul personale, Saltamartini ha ricordato limiti e tetti di spesa legati a vincoli comunitari e statali. E ha poi detto: «Mancano medici, non ne sono stati formati negli anni precedenti e non ce ne sono. Allo stesso tempo abbiamo mille infermieri ma non possiamo assumerli se non si allungano – e l’ho fatto presente al ministero – i tempi di durata delle graduatorie. Medici di cooperative private al pronto soccorso? È una situazione all’italiana: non possiamo assumere per i limiti di spesa possiamo spendere per acquistare servizi. Dovevamo negare al personale che per due anni ha combattuto la pandemia di poter riposare e fruire delle ferie?». E inoltre, «scadranno al 30 aprile i contratti di 1.500 persone circa che abbiamo potuto inserire per fronteggiare la pandemia e che hanno diritto alla stabilizzazione. Noi possiamo trattenerle ma non possiamo assumere quanti sono nelle graduatorie dei concorsi. Una lotta tra poveri, che ho chiesto al governo di risolvere».
Quanto alla medicina sul territorio e al ruolo dei medici di famiglia, che in tanti hanno indicato come decisivi per ridurre accessi impropri e tilt del pronto soccorso, «non possiamo ordinare loro di aprire gli ambulatori – dice Saltamartini – ma nel bilancio della Regione ci sono 9 milioni destinati all’acquisto di attrezzatture: se si associano, pronti a mettere a disposizione dei medici di medicina generale locali pubblici gratuitamente, infermieri, impiegati amministrativi».