JESI – I fruitori del reddito di cittadinanza alle fermate degli autobus del trasporto scolastico, per verificarvi il rispetto per quanto possibile delle prescrizioni di sicurezza anti-contagio. È una delle ipotesi a cui lavora l’amministrazione comunale. L’affollamento degli studenti sui mezzi e alle fermate è infatti una delle principali fonti di preoccupazione in questa fase di ripresa della pandemia.
«Stiamo definendo – ha spiegato in commissione l’assessore alla mobilità Cinzia Napolitano – i progetti per l’impiego in attività di pubblica utilità di quanti percepiscono il reddito di cittadinanza. Mi attiverò per capire se anche questo tipo di operazione, con una loro presenza e assistenza alle fermate, possa rientrarvi». Al via anche un monitoraggio sulle fermate stesse, valutando la possibilità di ampliarle o collocarle altrimenti. «La questione va affrontata velocemente– ha detto Napolitano- su questo ci eravamo confrontati già prima e indipendentemente dal Covid. Se poi ampliare le fermate dovesse significare anche eliminare qualche parcheggio o spazio per le auto, non sarebbe un problema. Una ricognizione va fatta al più presto».
Critico, dall’opposizione, Samuele Animali (Jesi in Comune): «Le aziende dicono che già ora sono al limite quanto a risorse. Abbiamo capito che se il riempimento dei bus fosse portato dall’attuale 80 al 50% tutto il sistema collasserebbe (la distanza di 1 metro è già derogata). Il Comune si è impegnato ad ampliare gli spazi destinati alle fermate; una cosa che si era detta in Consiglio comunale già a gennaio, prima del Covid, ma pazienza, meglio tardi che mai. Altre idee non ce ne stanno in quanto non ci sono risorse di personale e di mezzi per ampliare ulteriormente l’offerta di servizi. Nessuna risposta diretta nemmeno ai sindacati dei trasporti che alcuni giorni fa, proprio a Jesi, avevano segnalato come anche la situazione attuale fosse insostenibile, tanto che alcuni studenti rimanevano “a piedi” per insufficienza dei mezzi. L’idea di scaglionare maggiormente gli orari dei mezzi e dell’entrata e uscita dalle scuole per limitare gli assembramenti non sembra essere presa molto in considerazione (inefficace? difficile da praticare?). L’unica alternativa sembra essere quella di tornare, in tutto in parte, alla didattica a distanza. Come stanno già facendo alcuni istituti».
Fra questi ultimi, per decisione presa autonomamente all’avvio dell’anno scolastico, l’IIS Marconi Pieralisi: didattica a distanza a giorni alterni per metà degli studenti. «Sforzo vanificato – ha spiegato in commissione il dirigente Corrado Marri – da quanto accade all’esterno, tantissime le segnalazioni preoccupate delle famiglie. Mi auguro la soglia di riempimento dei mezzi venga ridotta dal Governo al 60%».
Il presidente di Conerobus Muzio Papaveri ha riferito: «Il rispetto delle prescrizioni e della soglia di riempimento dei mezzi è confermato dai controlli effettuati: su 836 verifiche, al massimo 18 i casi di autobus al 70% della capienza, quando la quota limite è all’80%. Abbiamo aumentato mezzi e corse, la sensazione di autobus troppo pieni è una percezione, legata anche al fatto che non viene richiesto dalle norme quel metro di distanza all’interno che invece, erroneamente, l’utenza si aspettava».