JESI – Un servizio a singhiozzo, a Jesi, quello garantito dalla legge 194/78 sull’interruzione volontaria della gravidanza causa l’obiezione di coscienza esercitata dai ginecologi dell’ospedale “Carlo Urbani”. Tanto che, a suo tempo, la situazione passò alle cronache anche come una “obiezione di struttura“. Dopo circa tre mesi, comunque, si ripartirà ancora.
Sono, in media, una decina le donne che mensilmente, da Jesi e Vallesina, accedono al servizio che va ad aggiungersi a quelli di Fabriano e Senigallia.
Nel dicembre scorso, dopo l’ennesimo avvio arrivò un nuovo stop, stavolta perché il medico che se ne occupava si è trasferito, vincitore di un concorso, a Macerata.
L’assessora Marialuisa Quaglieri ha annunciato oggi, 22 febbraio, che «il vuoto sarà presto colmato dal prossimo 5 marzo, per proseguire il 19, in sostanza il primo e il terzo lunedì di ogni mese, con una dottoressa che giungerà appositamente da Senigallia».
Con lei rappresentanti delle associazioni, vale a dire Maria Daniela Morresi, past president Fidapa e Francesca Pentericci, attuale presidente Fidapa, Mariantonietta Schiadà, per “La strada di Sergio” e “Non una di meno Jesi”, ed Emanuela Bartolini, “Non una di meno Jesi” e “Ostello delle idee”.
«Voglio ringraziare Fabrizio Volpini, presidente della Commissione regionale igiene e sanità – ha detto l’assessora -, che ha recepito l’importanza della situazione collaborando affinché si giungesse a una soluzione, che non è né temporanea né definitiva ma si è arrivati, comunque, a una riattivazione».
Ponendo soprattutto l’accento sulla «necessità di una procedura corretta riguardo a questa problematica, perché il concetto della legge avversa l’aborto clandestino che rappresenta un problema sociale, soprattutto nelle fasce di extracomunitari. Vorrei, comunque, porre l’attenzione anche sul fatto che la stessa legge prevede l’educazione sessuale nelle scuole, la promozione dei metodi contraccettivi e la tutela della maternità sul piano giuridico ed economico».
Ha insistito molto Marialuisa Quaglieri sul fatto che «la maternità deve essere consapevole e responsabile, che lungo tutto il percorso ci sia appoggio e sostegno. Il consultorio di Jesi è storicamente solido e importante (anche se negli ultimi tempi depotenziato, ndr), ha sempre gestito queste problematiche al meglio. Tutte le istituzioni, dalla scuola, alla sanità, alla politica, con le proprie responsabilità, debbono essere consapevoli che c’è un percorso da fare».
Un accompagnamento prima, durante e dopo, dunque, perché la donna deve conoscere ed essere supportata, sostenuta, dal medico, dallo psicologo, da una rete di sostegno. Bisogna prendersi cura di lei, delle sue scelte. Tra le quali, nella corretta applicazione della legge, c’è anche quella di partorire in anonimato lasciando poi il bambino in adozione.