JESI – «È da Jesi che si riparte, dalle Marche oggi diventate marginali e che non devono restarlo. Lorenzo sarà un grande sindaco per Jesi, in grado di far ripartire il senso di una comunità e di una politica che è tenersi per mano fra generazioni». Così Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, in Piazza Colocci a Jesi per sostenere la candidatura a sindaco di Lorenzo Fiordelmondo per la coalizione di centrosinistra che riunisce Pd, Jesi in Comune, Repubblicani Europei, Con Senso Civico, Jesi Respira.
«Veniamo da mesi belli e impegnativi, nel viaggio che fatto per la città – ha detto Fiordelmondo – ringrazio il segretario Letta, la sua presenza tocca due motivi del nostro lavoro: lo sforzo fatto per riorganizzare a Jesi tutto il mondo del centrosinistra, che non è solo partiti ma anche associazioni e movimenti, e la convinzione dell’importanza di avere rapporti a tutti i livelli istituzionali, orizzontali e verticali, per affrontare la complessità del presente».
Temi toccati da Letta, i giovani, il lavoro, la pace. «Siamo l’unico Paese d’Europa dove il primo lavoro di un giovane è quasi sempre uno stage gratuito, come se il lavoro fosse un privilegio. Ai nostri giovani abbiamo chiesto grandi sacrifici in pandemia, ora dobbiamo loro attenzione. Non è tempo di rottamatori e lotte intergenerazionali ma è tempo di tenersi per mano fra generazioni: la prima preoccupazione di chi ha i capelli i bianchi, sono figli e nipoti in difficoltà perché non trovano un lavoro. Non è l’oggi, l’io, il subito che sono invece i temi della destra. Abbassare la tassazione sul lavoro e lavorare per la sua stabilità è l’obiettivo. Cambiare, non conservare. Una parola, conservazione, che va bene solo abbinata alle bellezze e all’ambiente del nostro Paese da preservare».
Interrogato poi sugli sviluppi della crisi in Ucraina, Letta ha detto: «L’obiettivo della pace è fondamentale. Ricordo negli anni ’90 le parole dell’allora presidente della Bosnia, pure nelle condizioni di Paese aggredito come è ora l’Ucraina: «Ora è più giusta una pace non giusta che la prosecuzione della guerra. È per la pace che deve lavorare l’Europa».