JESI – Una “Lettera a Jesi”, per lanciare l’allarme di un centro deserto di iniziative e di persone nel cuore di questa estate e per chiedere una inversione di rotta. A firmarla e renderla nota, annunciandone la prossima consegna in Comune, le associazioni Jesi Città da Vivere e Jesi Centro, in rappresentanza di una novantina circa di attività del centro tra, rispettivamente, bar, ristoranti e esercizi di somministrazione da un lato e negozi e realtà commerciali dall’altro. «Insufficiente» il programma di Jesi Estate, scrivono, tra mancanza di eventi popolari e pensati per le famiglie e tendenza a portarne sempre più fuori e lontano dal centro. Palesano, i firmatari, una mancanza di rapporto e di collaborazione con l’amministrazione, che da un lato poco proporrebbe e dall’altro ancora meno favorirebbe – per non dire che rende addirittura più complicata – la strada di chi vorrebbe a sua volta farsi promotore e organizzatore di iniziative. Così non va, dice la “Lettera a Jesi”, mentre a margine della presentazione i firmatari dipingono il quadro di un centro città in cui le attività soffrono quando non chiudono, dove di turisti se ne vedono nettamente meno che negli anni passati e gli stessi jesini e cittadini della Vallesina evitano di decidere di trascorrere il loro tempo libero. E si punta il dito anche sulla scarsa accessibilità – «una scala mobile ferma da due anni, ascensori che funzionano a singhiozzo» – su iniziative “di nicchia” e poco appetibili ai più, su di un centro città «dormitorio». Ecco il documento integrale.
La “Lettera a Jesi”
Scrivono le attività: «L’elemento che da sempre ha contraddistinto la città di Jesi è il suo centro storico. Quest’ultimo è sorretto sostanzialmente da quattro elementi: l’ARCHITETTURA che lo costituisce, i CITTADINI che lo vivono, le ATTIVITA’ COMMERCIALI che lo trainano e lo animano e infine gli EVENTI che lo raccontano e lo promuovono. Avvalorato il fatto che il primo dei quattro elementi, ovvero l’architettura, sia quello più esaltato, in riferimento al nuovo corso pedonale e alle nuove piazze completamente restaurate con non poca fatica, vediamo progressivamente svanire gli altri tre. Perché?»
«In primo luogo – è la lettura – le attività commerciali stanno vivendo un periodo complicato poiché sempre più saracinesche si stanno abbassando, i locali sopravvivono solo grazie alle proprie risorse in un habitat assolutamente privo di agevolazioni economiche e l’intrattenimento non è all’altezza di ciò che Jesi ha sempre rappresentato: un riferimento ed un’ispirazione per tutti i comuni limitrofi. La sua vera identità non deve essere ricercata solo nelle opportunità in crescita, vedi l’avvento del nuovo polo Amazon, ma è soprattutto nell’ Enogastronomia legata ad una storia da raccontare nelle piazze, nei vicoli e ai tavoli dei bar e dei ristoranti. In tal senso, durante il covid, venti imprenditori del settore enogastronomico della città fondarono “Jesi Città Da Vivere”; trattasi di un progetto creato e sostenuto dai suddetti professionisti del settore della ristorazione, dell’intrattenimento e dell’accoglienza di Jesi. Lo scopo è stato ed è quello di creare una forte armonia tra la città, i turisti e l’offerta degli operatori dei settori sopra citati. Il progetto di branding territoriale che ne seguì, sviluppato in collaborazione all’agenzia di comunicazione “Premiata Fonderia Creativa”, si componeva di una sezione analitica complessa e di un’altra che si basava su proposte volte allo sviluppo turistico della città. Su richiesta dell’Università di Ascoli e di quella di Urbino, questo progetto, all’avanguardia in Italia, è tutt’oggi materia di studio del corso di Marketing-Food Design dell’Università di Ascoli. Successivamente il progetto Jesi Città Da Vivere è stato affidato ed accolto da ben due amministrazioni comunali di Jesi, appartenenti a differenti schieramenti politici; il risultato è stato ed è tutt’ora deludente in quanto non riconosciuto come progetto abbastanza virtuoso».
«Su quali presupposti – chiedono i firmatari – questo progetto nato dal basso è stato messo in archivio a favore di nuovi progetti decisi solo dalla politica? E’ giusta la rotta intrapresa? No di certo. C’è bisogno di una sinergia tra pubblico e privato più concreta e di una visione d’insieme più lungimirante per poter allineare le iniziative locali a quelle dei paesi limitrofi, già di successo. L’obiettivo è una rinascita del centro storico al passo con i tempi. C’è necessità di abbandonare l’eterno conflitto tra le richieste del privato e le “rare concessioni” del pubblico come se tutte le proposte di intrattenimento creassero disagio ad una città che, nella sostanza, si sta spegnendo nonostante il suo alto potenziale. Si richiede fermento culturale e fiducia in chi sviluppa e propone idee singole e di gruppo da svariati anni, per raccontare ai cittadini e ai turisti una Jesi che può riprendersi il suo primato nella Vallesina guardando al di fuori dei confini cittadini ed essere attrattivi non solo per chi vive in città. Le rare proposte che sono state concesse in seguito a svariati tentativi, non sono state altro che oggetto di responsabilità e investimenti privati, lavoro gratuito e difficoltà organizzative. L’iniziativa che maggiormente è stata lo specchio di quanto sopra riportato è “Vini & Vinili”, una mostra mercato del vinile il cui scopo è creare una sinergia tra commercio di vinili e competenze organizzative ed enogastronomiche. Espositori provenienti da tutta Italia hanno attirato l’attenzione per ben due edizioni della Redazione Rai, sottolineando la validità dell’evento non solo a livello locale ma anche regionale. Le competenze dei professionisti dell’intrattenimento e dell’enogastronomia vanno valorizzate, non svalutate».
«Jesi Estate? Assolutamente insufficiente»
«A tal proposito non si può non constatare che il programma “Jesi Estate 2024” sia assolutamente insufficiente per interessare e coinvolgere la cittadinanza. La programmazione degli eventi proposti è tardiva, male articolata e di difficile lettura nei dépliant, non trascina in maniera corretta le realtà del centro, né tanto meno richiama turisti o visitatori dalle città limitrofe, risultando fine a sé stessa. Purtroppo è già il secondo anno che il centro storico è penalizzato. Al termine dell’estate 2023 fu redatto un documento da parte di Jesi Città da Vivere, Jesi Centro Coordinamento Esercenti Turismo e Cultura, condiviso e letto in presenza del Sindaco e assessori. In questo documento si era esternata la delusione per un’estate che non fu all’altezza. A marzo 2024 le stesse associazioni sono state rassicurate con promesse di un’estate di livello. Già, solo promesse. Le stesse promesse che vennero fatte durante la campagna elettorale: uno slogan “Jesi Futura”, un “Sindaco della Notte”, una programmazione condivisa ed in linea con gli impegni presi».
Le domande
«Ciò lascia spazio – scrivono i firmatari – ad una conclusione fatta di interrogativi, alla quale servono risposte:
⁃ Cosa verrà proposto per promuovere il turismo in città?
⁃ Sarà possibile organizzare una festa del Verdicchio (argomento già trattato in campagna elettorale poi svanito) coinvolgendo tutta la città e rete sommelier?
⁃ Cosa ci si deve aspettare da questo Natale? (sembra prematuro ma una corretta programmazione prevede tempistiche adeguate)
⁃ Perché il cinema all’aperto non può essere più organizzato nella sua miglior cornice che è il parcheggio dell’Appannaggio?
⁃ Perché il centro storico deve essere così penalizzato e trasformato in dormitorio per residenti? (nessuno dei locali ha intenzione di turbare la quiete pubblica e tutti sono disposti a trovare un accordo di convivenza come è già accaduto in passato)
⁃ Perché dobbiamo vivere all’ombra di altre città?
⁃ Per garantire la sostenibilità degli eventi, perché non coinvolgere sponsor di livello internazionale?
⁃ Quando verranno destinati fondi più consistenti all’intrattenimento in centro?
Attendiamo risposte e restiamo disponibili ad un confronto pubblico»