JESI – «All’improvviso ci siamo ritrovati senza un reddito e con un futuro incerto». Così Laura Amici, dipendente del punto vendita di Monsano del Mercatone Uno, racconta la sua situazione dopo il fallimento della catena di arredamento dichiarato lo scorso 24 maggio dal Tribunale di Milano. Il Mercatone Uno era in amministrazione controllata dal 2015, a causa dei debiti accumulati, poi nell’agosto del 2018 era stato rilevato dalla Shernon e le cose sembravano volgere per il meglio, fino al triste epilogo.
Una condizione, quella di Laura, che accomuna i 140 dipendenti marchigiani della catena di arredamento dei quali 110 prestavano servizio nei tre punti vendita della regione (Pesaro, Monsano e Civitanova Marche) e una trentina nella sede abruzzese di Colonnella. Storie di persone che dall’oggi al domani si sono ritrovate senza un lavoro, proprio come Laura e suo marito, entrambi dipendenti del Mercatone Uno di Monsano, lei come capo settore mobili e lui come magazziniere. Entrambi da sabato scorso vivono nell’incognita del futuro. Bollette da pagare, figli da mantenere e un pasto da portare in tavola, insomma la quotidianità di una famiglia sconvolta dagli eventi. Nonostante il Mercatone Uno avesse già attraversato momenti di crisi, spiega Laura, «a fine marzo ci avevano comunicato che c’era in progetto di fare 25 cucine per la mostra per il rinnovo», «ci facevano credere che realmente si sarebbe rinnovata tutta la mostra, finita la svendita, in realtà di tutto questo non è successo niente».
Non solo, spiega Laura, «nel mese di dicembre siamo stati tra i primi punti vendita della nostra area per fatturato nel mobile e nel negozio, andavamo bene». «Ci hanno chiesto fino ad una settimana prima di fare sacrifici e li abbiamo fatti», persone che come Laura e suo marito lavoravano lì da 20 anni e che hanno contribuito all’apertura del negozio. Oggi, invece, la delusione di ritrovarsi senza lavoro: «Siamo stati truffati indegnamente e presi in giro» conclude.
A sconvolgere i dipendenti anche il modo in cui hanno appreso del fallimento: «Ci è stato comunicato attraverso Facebook», racconta Barbara Baldini, addetta alle vendite, nonostante «l’amministratore delegato nell’ultima mail del 14 maggio ci aveva comunicato che le cose andavano bene e che stava trattando con degli investitori». «Ora la paura è di non avere più le certezze».
Una condizione molto complicata specie per una donna che a 54 anni deve rimettersi in gioco, fa notare Loretta Tamburo che da 19 anni lavorava nel negozio di Monsano. E tra i dipendenti, nella catena di arredamento, erano in maggioranza donne: nel solo stabilimento di Monsano su 37 dipendenti, 29 erano donne. «È molto difficile alla mia età», si chiede angosciata, «cosa potrò fare?». Intanto proprio oggi pomeriggio, 30 maggio, al Mise (Ministero Sviluppo Economico) l’incontro tra il Governo e i fornitori del Mercatone Uno. «La nostra speranza è quella di riaprire con i fornitori più importanti», conclude la Tamburo. «Chiediamo l’apertura della cassa integrazione che dia la possibilità di poter avere una dignità personale e di poter mandare avanti le nostre famiglie», spiega Marconi Stefania, rappresentante della Rsa della UILTuCS. Una preoccupazione che ha spinto i dipendenti di Monsano a riunirsi oggi pomeriggio, 30 maggio, nella sede di Cgil di Jesi per valutare, insieme alle tre sigle sindacale, Cgil, Cisl e Uil, le azioni da intraprendere.