JESI – Il nuovo regolamento di contrasto al gioco d’azzardo patologico sarà oggetto di un confronto in commissione con le associazioni di categoria. I rappresentanti degli esercenti, infatti, hanno chiesto all’amministrazione di fare un’ulteriore riflessione sui restrittivi vincoli che stavano per essere introdotti (leggi l’articolo).
Martedì sera, quindi, in tarda serata, il consiglio comunale, su richiesta del sindaco Massimo Bacci, ha posticipato discussione e approvazione della pratica alla prossima seduta, che si svolgerà entro il mese di febbraio.
«Pur condividendo quanto scritto in quel regolamento – evidenzia il sindaco Massimo Bacci – ho ritenuto opportuno chiedere all’aula consiliare di confrontarsi e votare queste nuove norme in occasione del prossimo consiglio, così da dare modo alle associazioni di categoria, che me lo hanno esplicitamente chiesto, di parlarne in commissione e valutare l’introduzione, o meno, di eventuali modifiche».
Poco prima, su una questione di rilevanza nazionale, era andato in scena lo strappo fra maggioranza e opposizione, con Pd e Jesi in Comune che sono usciti dall’aula per protesta. A spiegare cosa è successo è il Partito Democratico.
«La maggioranza che sostiene l’Amministrazione Bacci – riferisce il gruppo consiliare Pd – è riuscita a respingere l’appello, redatto da Partiti e associazioni democratiche e cattoliche del nostro Paese, contro il riaffiorare di impulsi fascisti. Fatto politicamente grave, per la storia di una città come Jesi che declina persino nel proprio Statuto la definizione di Comune antifascista. L’appello fatto proprio da tutte le forze di minoranza consiliare, tranne la Lega Nord, aveva l’obiettivo di lanciare un richiamo alle proprie responsabilità tutti i livelli istituzionali, affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”). Il tutto a pochi giorni dal monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha avuto parole chiare ed inequivoche sul fascismo, messaggio questo rafforzato dalla nomina della Senatrice a vita Liliana Segre. Un appello lanciato in occasione della doppia ricorrenza della giornata della memoria e delle leggi razziali del 1938. La maggioranza di Jesi – compreso il Sindaco Massimo Bacci – (con le sole astensioni dei Consiglieri Fantini e Cioncolini) è invece riuscita a votare anche contro questo appello ad una responsabilità istituzionale e storica. Lo ha fatto per mascherare la propria trasversalità, che le impedisce di prendere posizioni politiche chiare, anche laddove esse sono semplici e storicamente accertate. Inoltre tutto ciò è stato fatto in modo offensivo, avanzando alle forze politiche di minoranza accuse per un’inesistente speculazione elettorale. Un’accusa ridicola, che offende profondamente, nel merito e nel metodo, la storia e le istituzioni democratiche della nostra città».
Ecco, invece, le ragioni della maggioranza. «Con la nostra successiva risoluzione – rimarcano Jesiamo, Jesinsieme, Patto x Jesi, Insieme Civico – non abbiamo detto no solo al fascismo ma a tutti i regimi totalitari e a qualsiasi altra forma anti-democratica riferita sia ad un buio passato che ad un presente in cui fenomeni di discriminazione di razza, pensiero, religione, cultura sono da condannare e, se possibile, prevenire. Abbiamo detto no, e questo va sottolineato, anche ad una possibile strumentalizzazione politico-elettorale. Un manifesto di ideali e valori, presentato in questo momento e vista la natura di alcuni sottoscrittori, rischia di venir trasformato in un invito al voto di parte nelle prossime elezioni di Marzo. L’attuale maggioranza condanna senza se e senza ma ogni forma di fascismo, lo fa per sua natura e per scelta di ogni singolo suo componente. Nel momento in cui si invita questa Amministrazione ad orientare la propria attività in base a questi enunciati si assume e si lascia intendere che la stessa, fino a questo momento, non lo abbia fatto».