JESI – Commissione consiliare sull’impianto di trattamento rifiuti e bonifica dei terreni alla Zipa, «è l’inizio di una serie di confronti, ci stiamo organizzando per un Consiglio comunale aperto» ha detto, in apertura dei lavori, il presidente Francesco Coltorti. A chiederlo erano state, sul tema che promette di monopolizzare i prossimi mesi, le opposizioni civiche.
Per il sindaco Lorenzo Fiordelmondo: «Il punto è se dire no a prescindere, senza avere approfondito la questione, oppure fare tutte le valutazioni che possiamo: quella ambientale, dopo aver raccolto tutte le informazioni, quella urbanistica, quella di poter negoziare su una serie di situazioni. Questo è possibile solo se apriamo un ragionamento, che comunque non significa dire sin da ora sì. Vogliamo il “rischio zero”? Se così fosse stato, forse ora non avremmo neanche Amazon qui sul territorio. Con tutte le attenzioni per le ricadute, del recupero di terreni e aree da bonificare c’è bisogno, pensiamo solo a quante situazioni sono presenti nella nostra regione. Jesi può assumersi una responsabilità e un ruolo nel governo del processo di transizione ecologica». Secondo l’assessore all’ambiente Alessandro Tesei: ««Ho perplessità come ne abbiamo tanti e io per primo non permetterò che venga realizzato qualcosa di pericoloso per la città. Ma cerchiamo di capire insieme a tecnici e figure specializzate, è vero che bonificare e recuperare terreni e materiali da rimettere in uso è una necessità anche ecologica».
Dai consiglieri di opposizione diversi i dubbi sollevati. «Non a Jesi» dice Marialuisa Quaglieri (Jesiamo), per Antonio Grassetti (Fratelli d’Italia): «Quali i vantaggi?». Tommaso Cioncolini (Jesiamo) evidenzia: «Pochi gli impianti simili per poter fare raffronti, nessuno delle dimensioni di quello che si pensa di realizzare a Jesi. A Vado Ligure una struttura di un decimo rispetto a quella progettata qui, dove i rifiuti da trattare arrivano in treno, non con i camion come accadrebbe alla Zipa». Molti temono il rischio di incidenti, all’impianto stesso o ai mezzi che vi trasporteranno i materiali da lavorare. Da tutti la richiesta di ulteriori appuntamenti in cui coinvolgere Edison che vuole realizzare l’impianto e gli altri enti, dall’Arpam all’Ast, che si dovranno esprimere sui rischi.
A fare il punto è stato per il Comune l’ingegnere Simone Messersì. Per l’impianto scelta un’area di due ettari e mezzo, il Consiglio dovrà esprimersi sia sulla questione urbanistica – una delle strutture da realizzare dovrebbe derogare alle altezze massime permesse dal Prg – sia sulla valutazione ambientale, trattandosi di industria “insalubre”. L’area di via dell’Industria è già tra quelle che potrebbero ospitare tale tipo di attività.
Nel sito si lavorerebbero e ripulirebbero materiali da demolizioni e scarti edili e terreni contaminati da metalli pesanti, idrocarburi, solventi e anche amianto, questo «in una linea esclusivamente dedicata – spiega Messersì – decompressurizzata per abbattere le parti volatili».
La lavorazione prevede una serie di cicli di lavaggio con acqua industriale, in parte a sua volta recuperata e riutilizzata. Al termine parte dei terreni e materiali viene recuperata e la si può reimpiegare (calcestruzzo, malte, massicciate ferroviarie), il residuo “sporco” è destinato a altri siti per lo smaltimento. Si parla di una previsione di traffico di 55 mezzi pesanti al giorno e 22 leggeri collegati all’impianto.
Sulle richieste già espresse dai tecnici del Comune quanto a criticità inerenti i referti analitici delle acque di falda (con superamenti delle Csc, concentrazioni soglia di contaminazione, per il parametro tetracloroetilene), Messersì dice: «Richiesta di prassi e non specifica per questo tipo di impianto, dato che sappiamo che nella zona industriale vi è un inquinamento di falda diffuso, di cui non si conosce l’origine, e questo viene segnalato per ogni realizzazione nell’area».